I Racconti di Mara G.
-IL BARONE d' ARMAGNAC - Come nei giornalini dei tempi andati questo racconto viene pubblicato a puntate. Spero che in tanti lo leggiate e poi lasciare un commento è sempre cosa buona!!!!!!
martedì 8 ottobre 2024
sabato 30 luglio 2011
I Racconti di Mara G.: - LAURA
I Racconti di Mara G.: - LAURA: "La campana della chiesetta di San Mommè suonò a festa. Era un caldo pomeriggio d’agosto. Luca ed io eravamo appena diventati marito e moglie..."
CRONACA DI UN DESTINO INCROCIATO
Luciana stava seduta alla sua scrivania, si grattò la testa e guardò il soffitto. Non aveva molto da fare o meglio non aveva voglia di fare e pigramente lasciò la sua mente volteggiare tra i pensieri - “Sono una donna di 50 anni ancora piacente, di discreta intelligenza, di buona cultura…ma sarà vero? " si domandò e si rispose con un - “Ma?!?…,” come soleva spesso dire sua nonna Lucia stringendo le spalle con un' espressione dubbiosa.
Daniela, sua bionda collega di ufficio, entrò baldanzosa e allegra nella stanza per raccontarle dei suoi tre figli adottivi. Luciana l'ammirava molto per la sua forza d’animo e per l’entusiasmo con cui aveva affrontato quell’avventura. La vedeva anche più bella. Aveva solo un difetto, la sindrome della “moglie di medico”. Dispensava consigli terapeutici e consulenze mediche. Per qualsiasi malanno aveva pronta diagnosi e terapia.
Guardò l’orologio in basso sullo schermo del pc, segnava le 15,20 ancora un po’ e si sarebbe trovata a bordo della sua utilitaria di seconda mano di un inenarrabile colore giallo fosforescente, nel solito casino di traffico e poi finalmente a casa.
--------------------------------
In quei giorni faceva particolarmente freddo, la casa era vuota e Tommy aveva dimenticato di programmare la caldaia. Tommy era il suo compagno da una vita, alto, bello come il sole, ormai in pensione si sentiva libero come l’aria. Abbaiando le corse incontro Briciola, la loro maltesina bianca che stufa probabilmente di stare da sola reclamava una buona dose di coccole. Se la strapazzò un po’ e lei felice si rotolò sul piccolo tappeto dell’ingresso continuando a guardarla con occhi teneri e profondi.
Si spogliò, lasciando sul pavimento una scia d’indumenti e volò sotto la doccia calda. L’acqua scorreva sulla sua pelle regalandole un dolce tepore. Guardò allo specchio il suo corpo, era ancora ben fatto nonostante la menopausa incombente. Da ragazza era stata bella e da cinquantenne tutto sommato si difendeva. Pensò alla strana sensazione che provava nel rendersi conto del passare del tempo che la segnava ed il sentirsi dentro come se avessi venti anni. Nella mente e nel cuore.
Sposata, con una figlia ormai grande, una bella casa in una grande città del sud, poteva considerarsi una donna “felice” eppure non era così. Cos’è che inquietava il cuore di una “sessantottina attempata”? Cos’era quella noia che le rodeva l’anima?
Forse il ricordo nostalgico della gioventù, dei tempi dell’Università, dell’impegno, delle speranze, dei sogni? No, questo era un falso problema si disse, perché mai negli anni duemila ad una donna di cinquanta anni dovrebbero essere preclusi i sogni, le speranze e l’impegno?
Assorta in questi pensieri sobbalzò allo squillo del telefono
-“Ciao mammi, come va, visto che sei a casa mi prepareresti un minestrone dietetico? Non dovrei fare tardi, torno dopo il corso d’inglese. Grazie”-
–“ Prego amore ” –
Conversazione breve e diretta. Adorabile e complicata, sua figlia Bianca era la luce dei suoi occhi. Bella ed intelligente a ventitré anni viveva pienamente l’inquietudine tipica della sua età.
Si diresse in cucina e si affrettò a preparare la cena per i suoi cari che di lì a poco sarebbero rientrati affamati. A tavola poche parole, un po’ di televisione, qualche comunicazione di servizio ed un’altra giornata sarebbe stata essere archiviata.
------------------------------
La sveglia suonò impietosa. Luciana allungò la mano per spegnerla svogliatamente cercando con il lenzuolo di oscurare la luce che penetrava dalla serranda socchiusa. Guardò ancora una volta la sveglia che nuovamente suonava e come sempre fu lei la prima ad alzarsi.
Andò in cucina a preparare il caffè, mentre Tommy, ancora sotto le coperte, le comunicò che sarebbe andato a Roma con il suo amico Carlo per parlare con un avvocato in merito ad una vecchia causa di lavoro. Lo salutò in fretta con un bacio. Pioveva, aveva una voluminosa borsa da lavoro e il vento le portava via l’ombrello -“Bene, come inizio giornata niente male ”– brontolò e si affrettò ad entrare in macchina. Accese la radio. Trasmettevano una vecchia canzone del Festival di Sanremo. Sorrise ripensando alle tante volte che l’aveva sentita cantare da sua madre.
Era morta anni addietro, ormai anziana e malata. Quella musica la fece tornare indietro nel tempo, si rivide bambina che giocava a “campana” nel giardino di casa. Erano gli anni ’50. La radio suonava, mentre sua mamma, elegante nei suoi vestiti svasati, si affacciava alla finestra e con tono perentorio le diceva di rientrare in casa. Naturalmente lei cercava di procrastinare il più possibile, e più volte la madre doveva affacciarsi perché le ubbidisse.
Ricordandola pensò che aveva molta classe e un carattere d’acciaio. Ne aveva passate tante nella vita.
Terzultima di una famiglia numerosa era nata qualche anno dopo la grande guerra, quella del ’15-’18. Era poco più che adolescente quando un’altra guerra, rubava ai giovani come lei la spensieratezza dell’età.
Più volte raccontava della paura delle bombe dell’oscuramento, e anche della fame.
-“Che non torni mai più un incubo del genere”- soleva dire e dalle sue parole trapelava tutto il dolore di quegli anni.
-“Ci alzavamo di notte, noi ragazzi ed andavamo in cucina a preparare un piatto di pasta che dividevamo di nascosto, anche se sono convinta che i tuoi nonni facevano finta di dormire. In realtà sapevano bene cosa combinavamo”- le raccontava di quel soldato tedesco che vedendola terrorizzata nascosta in un portone si avvicinò e tranquillizzandola la lasciò tornare a casa. Le sirene degli allarmi, i bombardamenti e i rifugi erano ricordi vivissimi nella sua mente.
Raccontava però, anche delle risate, delle canzoni e delle “periodiche”, feste danzanti alle quali partecipavano le signorine di buona famiglia.
Alla fine della guerra un bell’ ufficiale l’aveva conquistata.
Un uomo alto ed atletico, un tenero artista. Amava dipingere nature morte e splendide marine.
Luciana sorrise al pensiero di quell'uomo che sarebbe diventato suo padre. Adorava i suoi quadri. Se lo ricordava chino sul cavalletto con i pennelli in mano mentre realizzava quelle preziose opere d'arte. Una famiglia serena la sua anche se colpita dall'improvvisa ed inspiegabile perdita di un'altra figlia in tenera età. Oltre a lei avevano avuto un’altra bambina che morì improvvisamente a diciotto mesi. Fu un dolore tremendo anche perché, non si riuscì mai a stabilire la vera causa di quella morte.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando sentì
-“ Buongiorno dottoressa, avete visto che tempo stamattina? Lasciatemi la macchina che ci penso io a parcheggiarla.”-
-“ Grazie Gennaro, meno male che ci sei tu, come al solito sono in ritardo. Le chiavi sono nel cruscotto. Buona giornata anche a te.”-
Il parcheggiatore, un ragazzone bruno e riccioluto, rispose con un sorriso e lei prese la borsa e corse verso l’ ufficio. Era prevista una riunione che si prospettava lunga ed impegnativa. Il capo aveva pregato di essere puntuali perché doveva informare tutti di alcune nuove strategie di lavoro, presentare i programmi e parlare dei nuovi orientamenti aziendali. Lavorava in un’ Agenzia di Consulenza per la selezione e alla formazione del personale, un lavoro tutto sommato interessante anche se da giovane laureata in filosofia sognava tutt’altra realtà lavorativa. Dopo tanti anni però si era affezionata a quel lavoro ed aveva acquisito competenza e professionalità. Anche il rapporto con i colleghi era sempre stato cordiale e basato sul rispetto reciproco, in alcuni casi anche di vera amicizia. Si ritrovarono all’ora stabilita nella grande sala-riunioni, il capo pregò tutti di accomodarsi e li elogiò per i risultati ottenuti, poi iniziò la lettura di una lunga relazione ricca di dati statistici e cifre. A conclusione comunicò loro che l’Agenzia da lui diretta, aveva ora bisogno di energie nuove e propositive al passo con i tempi e per questo motivo a breve sarebbero stati assunti giovani laureati, con mansioni dirigenziali che avrebbero sicuramente dato al lavoro un nuovo impulso. Era certo che quell’ondata di gioventù sarebbe stata di stimolo per tutti. Contava per questo nel consueto spirito di collaborazione, sicuro che i nuovi direttori avrebbero trovato in tutti loro un valido aiuto per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati.
L'aria nella sala divenne tesa. I colleghi “storici” commentarono la cosa non positivamente. Tutte quelle chiacchiere del direttore sembravano ingenerose nei confronti delle professionalità che da decenni lavoravano in quel settore e che possedevano i titoli per un atteso e meritato avanzamento di carriera. Non accettavano di dover dipendere da ragazzini non ancora trentenni e seppure plurilaureati, completamente a digiuno di esperienza. Dovettero prendere atto che stavamo invecchiando e che forse, per l’Agenzia rappresentavano un problema più che una risorsa in quanto erano troppo giovani per un pensionamento e contemporaneamente troppo anziani per una nuova realtà un po’ troppo tecnologica ma molto meno “cerebrale”. Anche Luciana quel giorno lavorò malvolentieri. Telefonò ad Angela e le chiese se le andava di fare un giro per negozi con lei.
Era nervosa e una bella passeggiata, in compagnia di sua figlia, sicuramente le avrebbe fatto bene.
Bianca acconsentì entusiasta, adorava fare shopping e rimasero d’accordo che a fine lavoro sarebbe passata a prenderla.
-----------------------
Corse verso la macchina saltellando come una bambina felice, con i capelli lunghi e dorati mossi dal vento e gli occhi da cerbiatta. Così le apparve Bianca con la sua sciarpetta di lana rossa e gli stivali di camoscio.
–“ Mamma che gran regalo mi hai fatto, pensa che dovevo vedermi con Miki ed ho subito disdetto l’appuntamento. Penserei di fare un salto ai Grandi Magazzini perché mi ha detto Laura che fanno degli sconti fenomenali ed io avrei proprio tanto bisogno di qualcosa di nuovo da mettere alla festa di Marco domenica sera. Ci sarà anche Luca, te ne ho parlato, quello carino che mi ha presentato la settimana scorsa Francesco”- e smack un grosso bacio sulla guancia.
Impossibile dirle di no. Sapeva bene che con quattro moine il gioco era fatto. Girarono, quel pomeriggio, tutti i negozi del Corso fino all’ora di chiusura, quando un commesso con garbo pregò di accelerare gli acquisti.
Mentre ritornavano a casa cariche di pacchetti Luciana guardava la figlia che controllava le spese tutta eccitata e la rivedeva bambina quando riceveva un regalo. Le si colorivano le piccole gote dall’emozione e scartocciava con veemenza i pacchetti, ansiosa di vederne il contenuto. Arrivate, salirono le scale di casa ridendo abbracciate ed il malumore della mattina in ufficio era scomparso, infondo, si disse, esistono cose ben più importanti nella vita.
CAP.II
Il giorno che seguì era sabato. Niente sveglia, niente ufficio. Due giornate di meritato riposo. Quella mattina si alzò senza fretta perché aveva deciso di dedicare il fine settimana a sé stessa.
Avrebbe trasformato il suo bagno in una beauty- farm. Dopo la doccia, le creme per il corpo, la maschera rassodante, la crema idratante e poi …e poi niente. Doveva riordinare casa, stirare, e cucinare. Rinunciò a malincuore, ma il suo programma era solo momentaneamente rinviato. Nel pomeriggio però almeno un’ora di palestra se la sarebbe concessa. Le piaceva fare ginnastica, l’ aiutava a restare in forma ed a scaricare le tensioni. Pur essendo costituzionalmente una pigra si rendeva conto di quanto era importante alla sua età fare un po’ di movimento. Ne riceveva benessere psico-fisico e ne guadagnava anche l’estetica perché un po’ di tonificazione non era male. Il rapporto con il suo corpo era attento ma non ossessivo. Giornali e televisione mostravano di continuo attrici più o meno giovani e più o meno famose che ricorrevano sempre più spesso alla chirurgia plastica. Era un fiorire di seni siliconati, labbra gonfiate, volti stirati e glutei tirati su alla brasiliana.
Tutto troppo esasperato, anche se riconosceva che vedere il proprio viso e il corpo sfiorire la infastidiva parecchio. D’altro canto erano interventi costosi che non si sarebbe potuta permettere e poi pensava che sottoporsi ad operazioni invasive per apparire più giovani era veramente assurdo. Un viso maturo poteva essere ancora bello ed interessante nonostante qualche ruga. L’accanimento estetico invece sembrava comunicare che se non si è giovani e attraenti si è out e questo per lei, vecchia femminista era veramente inaccettabile.
Rammentava che negli anni della sua gioventù, negli anni ’70, tra le donne, c’era una specie di mortificazione del corpo. Niente reggiseno, capelli lunghi e scapigliati, niente smalti per unghie e tacchi a spillo, insomma era bandito tutto quello che poteva far apparire “ femminucce borghesi”.
Era il tempo dell’impegno politico e dei cortei femministi. Come le apparivano ormai lontani quegli anni, quando i funs dei Beatles si contrapponevano a quelli dei Rolling Stone e i ragazzi portavano i capelli lunghi e i pantaloni a zampa d’elefante. Nascevano come funghi i complessini che suonavano negli scantinati dei palazzi cercando di emulare i loro cantautori preferiti. Da allora molta acqua era passata sotto i ponti, ma sorprendentemente quella generazione era rimasta giovane dentro…eterni e a volte anche patetici Pater Pan.
----------------------
Tommy quella sera la portò a cena in un delizioso ristorantino sul mare. Era da parecchio tempo che non uscivano da soli per una cenetta romantica a lume di candela. Era anche da troppo tempo che non parlavano se non di cose correlate alla conduzione della casa o ai problemi riguardanti la figlia. Tra loro, la tenerezza aveva ormai preso il posto della passione.
La serata era limpida con una splendida luna piena e le onde del mare si frastagliavano contro gli scogli. In lontananza si intravedeva una lampara che con la sua luce intensa illuminava l’acqua.
Un cameriere li aveva fatti accomodare ad un tavolino accanto ad un’ampia vetrata dalla quale potevano vedere anche la piccola spiaggia di pescatori che si trovava proprio lì sotto. Quel luogo le era particolarmente caro. Con i suoi genitori ci andavano spesso durante le vacanze in quanto, una zia possedeva una villa nei paraggi e con i suoi cugini organizzavano grandi falò in riva al mare. A quei tempi la sera, per il piccolo centro, si camminava con le torce e nascevano i primi timidi amori. Sua madre con la sorella e le altre signore preparavano ricche cene con il pescato che suo padre ed i suoi amici portavano al ritorno da lunghe giornate trascorse in mare a pescare con la lenza.
-“ Prego, volete ordinare?”- La voce dell’anziano cameriere che indossava una giacca nera con camicia bianca ed un papillon storto e troppo grande la distolse dai suoi pensieri riportandola al presente. La scelta non fu facile, alla fine optarono per pietanze leggere a base di pesce e conclusero con un dolce al limone specialità della casa. Dopo cena scesero sulla spiaggia. Luciana si tolse le scarpe per sentire il contatto con la sabbia e camminarono vicini. Quella notte non avrebbero potuto immaginare quello che di lì a poco avrebbe rivoluzionato la loro esistenza.
---------------------------
Tutto iniziò qualche giorno dopo al ritorno dal lavoro.
- “Buona sera signora”- disse Cosimo il custode del palazzo -“avete saputo la novità? L’appartamento vicino al vostro è stato venduto e i nuovi inquilini si trasferiranno dopo aver ridipinto la casa. Penso all’incirca tra un mese. Ho conosciuto la signora, una bella donna. Hanno due figli e mi ha detto che il marito è uno scrittore. Lei, se devo essere sincero, mi è sembrata un po’ strana”-
Luciana sorrise -“Che ha di strano?”-
- “Non lo so, signora, ma non è come voi…lasciatemelo dire, è strana.”-
Era troppo stanca per approfondire l’argomento, lo salutò e se ne tornò a casa. Entrata trovò Briciola che guardava con insistenza il guinzaglio e abbaiava, in casa non c’era nessuno e quindi capì che, come sempre, toccava a lei la passeggiata serale. L’accarezzò e provò un'impeto di stizza, poi guardò la cagnetta che scodinzolava disse -“E vai piccola, si esce, coraggio.”- Camminarono per un lungo tratto del viale prospiciente casa e mentre passeggiava con Briciola ripensava a quanto le aveva detto Cosimo. Chissà cosa voleva dire con quella affermazione sulla nuova venuta, però, come la gran parte dei portieri era molto attento e quindi era probabile che non si sbagliasse nel giudizio. -“Anche questa ci voleva”- si disse - “una strana vicina di casa, speriamo che almeno sia gente tranquilla”. I loro appartamenti erano contigui e le pareti sottili sembravano di carta velina e lasciavano poco spazio all’intimità.
Ormai era da tanto tempo che quella casa era disabitata e quindi non era più abituata ad avere persone così a stretto contatto. La cosa un po’ la impensieriva.
---------------------------------
La primavera era ormai nell’aria e anche se il tempo non si era ancora messo decisamente al bello già si avvertiva il cambiamento di clima. Questa era la stagione che preferiva perché era il momento in cui, abbandonato il torpore dell’inverno, la natura si risvegliava e si rinnovava.
Si affacciò alla finestra e inspirò profondamente, sentiva gli uccelli cantare e l’albero di pesco in giardino cominciava a fiorire. Vide parcheggiato sotto casa un grande tir con scritta sulla fiancata la denominazione di una ditta di traslochi. Era trascorso all’incirca un mese da quando Cosimo le aveva annunciato l’arrivo dei vicini ed ecco puntualmente rispettate le sue previsioni temporali. Per molte ore fu tutto un traffico di operai che portavano su per le scale ogni genere di suppellettili.
In quei giorni era stata costretta in casa da una fastidiosa influenza. Adesso la febbre era passata ma si sentiva ancora debole e quindi aveva deciso di rinviare di qualche tempo il rientro al lavoro.
-“Mamma, dove sei?”- urlò Angela rincasando – “Ho conosciuto Davide, il figlio dei vicini. Sapessi che forza che è. Stavo entrando nel portone, quando per poco mi travolgeva, inciampando nel guinzaglio di Briciola. Portava una scatola enorme e non ci ha viste arrivare. Ci siamo messi a ridere, e Cosimo ci ha presentato. E’ una persona particolare. E'alto e un po’ allampanato, ha però un bel sorriso accattivante. Credo abbia pressappoco la mia età. Frequenta lo IULM a Milano e ci siamo riproposti di conoscerci meglio”.-
-“ Che bello….”- sospirò Luciana alzando gli occhi al cielo
-“Penso che sarebbe carino se tu ti presentassi e magari invitassi la signora per un caffè. Sarebbe un gesto gentile di buon vicinato, non ti pare?"-
-“Angela, tutto questo tuo interesse per le buone maniere mi insospettisce ” - le rispose -“ comunque sappi che ci avevo già pensato, aspetto solo che si sistemino per non sembrare inva….” - non fece in tempo a terminare la frase che il campanello squillò e le apparve una figura di donna minuta con un piccolo cappellino rosa e un paio di guantini di seta in tinta.
-“ Signora, buongiorno, mi scusi se disturbo, sono la nuova inquilina. Siamo appena arrivati ed avrei un problema, se non le spiace approfitterei del suo telefono per chiamare un taxi. Il mio cellulare purtroppo è scarico e mio figlio è già andato via.”
-“Prego si accomodi pure, stavo appunto dicendo a mia figlia che era mia intenzione, chiederle se gradiva un caffè, sarà sicuramente stanca”-
-“Sono a pezzi, però non si disturbi, magari un’altra volta con più calma”-
Le indicò il telefono e si allontanò, lei prenotò il taxi e concluse
-“Tre minuti? Ve bene attenderò al cancello. Buona sera”- e riattaccò.
Salutò ringraziando e si dileguò esattamente com’ era apparsa. Luciana non sapeva spiegarsi il perché ma ricordando le parole di Cosimo, ammise che effettivamente anche a lei era apparsa un po’ “strana”. Una signora d’altri tempi, un po’ retrò e un po’ eccentrica, sicuramente non comune.
Per qualche giorno non pensò più alla mia vicina, né alla sua famiglia, che tra l’altro si rivelò molto più discreta di quanto si aspettasse. Luciana aveva ripreso il lavoro e il solito tran-tran quotidiano quando un pomeriggio rincasando la incontrò sul pianerottolo, la salutò garbatamente e si sentì quasi in dovere di invitarla ad entrare.
Lei accettò volentieri. Briciola le accolse con le solite moine, e Luciana l’ammonì perché non desse fastidio alla sua ospite. Iolanda, così aveva saputo che si chiamava la signora, le disse di non preoccuparsi, amava gli animali e Briciola le ricordava quella che aveva lei da bambina e a cui era molto affezionata. Tra l’altro le raccontò della fine terribile della bestiola che le era scappata di mano ed era stata investita da un’auto descrivendole i particolari della scena. Luciana rimase un attimo senza parole, poi si riprese cercando di cambiare argomento.
La fece accomodare in salotto e le offrì un the con dei biscottini al burro. Decisero quindi di darsi del tu, e si percepiva che si sentiva a suo agio. Le raccontò del marito scrittore che viaggiava molto. Lei lo aveva accompagnato nel suo peregrinare per tanto tempo, ma ora era stanca e desiderava godersi la casa e i figli. Ne aveva due, Davide era il maggiore, un ottimo ragazzo, un po’ artista come lei e Olga, più interessata alle tecnologie ed all’informatica. Iolanda aveva frequentato l’Accademia d’arte drammatica e in gioventù aveva fatto molto teatro, soprattutto di nicchia, alternativo e d’avanguardia. A suo dire aveva passione e talento e riceveva giudizi entusiastici anche da chi era considerato feroce critico teatrale. Aveva conservato gelosamente una raccolta di articoli apparsi al tempo sui giornali e a testimonianza dei suoi successi glieli avrebbe mostrati ben volentieri. Poi, arrivò per lei il matrimonio e con esso la rinuncia a quelli che erano stati i suoi sogni, in nome dell’amore. D’altro canto era l’unica scelta possibile considerata l’attività lavorativa del marito. Dal tono della sua voce traspariva quanto le fosse costato quell’ abbandono e si avvertiva una vena di nostalgia e di mal celato rimpianto. Rimasero a chiacchierare per un po’ e Luciana dovette ammettere che era gradevole ascoltarla. Iolanda guardò l’orologio e sobbalzò - “Accidenti, si è fatto tardi, è molto piacevole parlare con te, ma devo proprio andare. Vieni a trovarmi quando puoi, ne sarò felice.”- Anche lei si era lasciata prendere dalla conversazione e non si era resa conto del passare del tempo. Si salutarono e le promise che avrebbe quanto prima ricambiato la visita.
Rimasta sola ripensò alla sua vicina e alla sua rinuncia per amore ad un lavoro che l’appassionava. Suo marito, si domandò, come aveva potuto chiederle o semplicemente acconsentire ad un tale sacrificio?
Certo, la gioia di chi ama è quella di vedere l’amato felice, ma non dovrebbe essere reciproco? Spesso aveva avuto modo di constatare che per molte donne della sua età non sempre era stato così. Forse retaggio dell’educazione che veniva impartita dalle mamme a quel tempo, convinte che le donne dovevano privilegiare la famiglia e la casa e, se necessario, fare un passo indietro lasciando che fosse sempre
l’uomo, ancor più se marito,a realizzare le proprie aspettative.
Le figlie di quel rivoluzionario 1968 e di tali madri vivevano in perenne conflitto. Da un lato c’era l’indipendenza, il femminismo, la parità tra i sessi, dall’altro il condizionamento familiare e sociale. Alcune erano riuscite a trovare un equilibrio all’interno e al di fuori della famiglia ma molte altre, al pari di Iolanda avevano invece optato per la “rinuncia ”.
CAP.III
Erano passati alcuni mesi da quella prima chiacchierata con la sua vicina e ne erano seguite altre. Era diventata una consuetudine, avendone la possibilità, di bussare alla sua porta e di trascorrere qualche ora in sua compagnia.
Altrettanto faceva Iolanda, e anche loro ragazzi erano diventati amici. Davide che era partito per Milano, si scambiava spesso e-mail con Bianca raccontandole de suoi studi e degli aperitivi serali nei bar del centro nelle serate ancora fredde.
Olga, aveva poi una vera passione per Briciola che coccolava e viziava oltre misura e che quando non studiava portava in giro per ore a passeggio con le sue amiche. Olga era graziosa, minuta come sua madre, aveva il visino pieno di efelidi. Spesso si isolava ascoltando la musica dalle cuffiette collegate al lettore MP3 ; studiava in uno dei più antichi licei scientifici della città e quell’anno avrebbe sostenuto l’esame di maturità. Anche Tommy e Bianca si erano abituati a vederla girare per casa, era una ragazzina sensibile e si capiva che soffriva la mancanza di quel padre troppo assente.
Un giorno, domandò a bruciapelo a Bianca -“Come mai non sei ancora fidanzata?”-
-“Non lo so. Probabilmente non ho ancora incontrato la persona giusta – le rispose – Sai, Olga, secondo me non c’è un’età prestabilita per queste cose, non è come il morbillo. Ora sono troppo presa da altri interessi. Se voglio diventare una brava giornalista, devo impegnarmi molto e subito. E tu? C’è qualche ragazzino che ti gira intorno?”-
-”No, i ragazzini non mi interessano, a me piacciono gli uomini maturi. Sono più interessanti e ti capiscono meglio dei coetanei”-
-“Attenta piccola, scherzi col fuoco. Cosa può condividere con te un uomo più grande? Ascoltami e lascia stare.”-
Olga alzò le spalle e ritornò a giocare con Briciola.
Bianca a cena raccontò la conversazione e sembrava anche un po' divertita dalle affermazioni dell’amica -“Mamma, capito che discorsi? Chi l’avrebbe detto che “la piccola”, come la chiama Iolanda, fosse così esigente in fatto di uomini.”-
-“ Avrà voluto atteggiarsi, a volte le ragazzine lo fanno. Probabilmente voleva stupirti e a quante pare c’è riuscita.”- Le rispose e ripensò a quanto Iolanda le aveva detto qualche tempo prima a proposito di Olga
-“ Povera piccina” - le disse un giorno - “ dei miei due figli è quella più fragile. Forse le è pesata troppo la lontananza dei suoi genitori, quando era piccola. Come già ti ho detto, eravamo spesso in viaggio e naturalmente non potevamo portarli con noi. Desideravamo che continuassero ad avere una vita regolare e per questo trascorrevano lunghi periodi presso i nonni materni. Davide più grande, ha sempre avuto un carattere forte, mentre Olga, al contrario, non viveva bene questi periodi di separazione. Ancora oggi è una ragazza problematica, e spesso ti confesso, sono preoccupata per questa sua tendenza ad isolarsi.”-
--------------------------------
La sera in cui Luciana lo conobbe, Luca era appena rientrato da Parigi e Iolanda insistette per presentarglielo. Era un uomo di mezz’età, brizzolato e distinto, attraente; aveva, però un atteggiamento distaccato che non ispirava un’immediata simpatia. -“ Piacere signora” – Fu tutto quel che le disse ascoltando Iolanda che gli raccontava della loro amicizia e di come fosse felice che anche i loro figli avessero simpatizzato. La salutò con gentilezza poi inforcò dei piccoli occhiali con la montatura di tartaruga e se ne andò nel suo studio.
-“Di poche parole”- pensò tra sé.- Sarà anche molto preso dal lavoro ma un poco più di calore non guasterebbe...Che strana persona... -
Con i figli era certo un padre tenero; Luciana si ricordò di un giorno che Iolanda vide Tommy stringere forte a sé Bianca per farla sedere sulle proprie ginocchia e ne restò colpita confessandole che suo marito non era certo il tipo da fare quelle cose. Era sempre molto serio e scontroso. Luca non cantava, non raccontava barzellette né era curioso dalle nuove tecnologie. Era una persona caratterialmente ”pesante” e mai l’avrebbe proposto come amico a Tommy tanto erano diversi. Erano il giorno e la notte, uno solare, l’altro cupo. Luca era sicuramente più cerebrale e colto, ma anche tanto deprimente. Luciana si rendeva conto di essere molto severa con lui ma la lasciava veramente interdetta. Rientrò a casa e abbracciò forte Tommy, ma non gli dissi perché. –“Ehi, cosa succede stasera?”-
-“ Niente, ma resta sempre come sei, amore mio!... "- rispose e se ne andò in cucina a preparare la cena.
Bianca la raggiunse, mentre era intenta a preparare involtini di carne con funghi, una vera prelibatezza; le girò intorno con aria furbetta e le disse -“ Ho ricevuto in questo momento una e-mail da Davide, mi ha detto che torna a casa dopodomani. Sono proprio contenta di rivederlo, mi sta molto simpatico .”-
-“Bianca, amore mio, non ti starai mica innamorando di quel ragazzo?”- Le chiese sorridendo.
-“ Ma che dici mamma, siamo solo molto amici.”- Luciana la guardò dritta negli occhi e lei sorrise, aggiungendo
-“ Diciamo che tra noi c’è una bella intesa, ci capiamo con uno sguardo e ci vogliamo bene. Tutto qui.”-
- “ Tranquilla, ho capito.”- rispose e continuò a rosolare nel vino i suoi involtini.
-------------------------------
Olga, in quei giorni era molto pensierosa, appariva distratta e Iolanda aveva confessato che anche a scuola aveva registrato un calo nel profitto.
La ragazza stava nella stanza di Bianca e parlava al telefono con Fabiana, una sua compagna di classe -“ Ciao Faby, hai sentito Calmiero 24? Io mi collego alle 18.00 ho appuntamento con Scettico, ultimamente abbiamo dei problemi, te ne parlerò domani a scuola”- Bianca ascoltò queste parole, attese che le due ragazze finissero di parlare poi le chiese -“ E’ da molto che chatti?” -
-“Da qualche mese”- rispose
-“Anch’io lo facevo. Conoscevo persone spesso di altre città e magari ci si sentiva al telefono ma alla fine stanca, meglio quattro chiacchiere con amici della vita reale”- le disse Bianca raccomandandole in ogni caso prudenza, perché se ne erano sentite tante di ragazzine imbattutesi in quel modo in loschi personaggi. Olga rise e le disse –“ Parli come mia madre, ma dai, noi siamo di un’altra generazione! In ogni caso stai tranquilla perché Faby ed io, non siamo due sciocche, abbiamo conosciuto due bravi ragazzi”. –
-“Olga, mancano 180 giorni all’esame di maturità, penso che sarebbe meglio se ti concentrassi su questo.”- replicò Bianca e lei facendo una smorfia le tirò contro i cuscini colorati che stavano sul letto.
Sua figlia aveva nei confronti di quella ragazza un atteggiamento affettuoso e protettivo, probabilmente vedeva in lei la sorella che aveva desiderato e non avuto.
Tommy e Luciana, dopo la nascita di Bianca avevano deciso che sarebbe rimasta figlia unica. La gravidanza era stata complicata e poi la loro bambina avrebbe goduto pienamente tutte le loro attenzioni. Successivamente lei aveva cambiato idea e avrebbe dato volentieri un fratellino a sua figlia ma Tommy su questo argomento fu irremovibile.
CAP IV
CAP IV
Le giornate si erano ormai allungate e anche la temperatura era più mite. Bianca ed Olga, approfittando di un lungo ponte lavorativo, espressero il desiderio di andare tutti insieme fuori per il weekend. Luciana e Tommy possedevano una casetta nel Cilento, in prossimità di una rigogliosa pineta a pochi passi dal mare, abbastanza grande da poter ospitare i nuovi amici. Anche Davide che era rientrato a casa in quei giorni, appoggiò l’idea delle ragazze, così decisero che sarebbero partiti il venerdì per rientrare il martedì successivo. I giovani sarebbero stati loro ospiti mentre Luca e la moglie avrebbero alloggiato in un albergo prossimo alla nostra abitazione. –“Siete molto cari, ma Luca preferisce così”- le disse Iolanda che ben conosceva il carattere di suo marito.
Furono giornate piene di sole e di svago. Una bella vacanza. La mattina iniziava con lo yogurt di bufala e brioche e poi lunghe passeggiate in spiaggia. I lidi erano ancora chiusi, erano privi di ombrelloni e lettini e davano al litorale un’immagine diversa. Sconfinata e irreale, dove la sabbia bianca ed il mare sembravano aver ritrovato la loro naturale connotazione.
Mentre gli uomini chiacchieravano, le donne camminavano sulla battigia. Era un’occasione per conoscersi meglio, Iolanda sapeva ascoltare e a Luciana risultò naturale parlarle di sé. Una mattina le raccontò delle sue insoddisfazioni .
Dopo tanti anni, il lavoro le appariva frustrante e diventava grande la paura di invecchiare senza poter realizzare qualcosa più in sintonia con le sue aspirazioni. Anche lei aveva anteposto la famiglia …e poi come se non bastasse, ora anche la forza fisica cominciava a perder colpi a causa di qualche acciacco, insomma…. le disse – “pur ringraziando il buon Dio per quello che ho, sento ogni tanto quel male dell’anima che non saprei come definire, forse noia”-
-“Conosci la mia storia ”- commentò Iolanda –“quindi posso capirti. Facciamo in modo che la nostra conoscenza sia di stimolo per entrambe”-
Si guardarono, sorrisero, si stinsero forte le mani e poi con il vento sui volti promisero al mare che le “streghe” sarebbero tornate”.
-------------------------------
Anche i ragazzi erano visibilmente contenti. Davide raccontava delle sue giornate milanesi e delle ragazze del nord, molto più emancipate e disinibite delle sue concittadine, provocando le proteste di Bianca ed Olga che naturalmente dissentivano. Le due amiche si coalizzarono contro di lui e risero di cuore quando raccontò di essersi innamorato di una sua collega di studi -“ Alta, bella e con degli splendidi occhi verdi. Si chiama Federica. E' dolce e forte , come il suo nome che deriva dal tedesco antico, fred e rik e che significa potente in pace.”- e arrossì.
Davide era un ragazzo sensibile ed intelligente. Frequentandolo si poteva apprezzare il carattere allegro e scanzonato certamente ereditato da Iolanda. Portava un piercing alla lingua, amava vestire in maniera alternativa e secondo i giorni era o completamente in nero o al contrario molto colorato. Era sicuramente molto diverso da suo padre anche per il modo di vestire. Luca al contrario del figlio portava completi di lino bianco ed il Borsalino per ripararsi dal sole. Era elegante anche quando al tavolino del bar leggeva il giornale accavallando le lunghe gambe. Con Tommy parlava volentieri di politica e di sport. I due condividevano l’amore per il tennis e ne approfittarono per giocare insieme qualche partita.
Quei giorni trascorsero velocemente, Davide ripartì per Milano, e gli altri ripresero le consuete attività. Luciana dovette ammettere che era stata veramente una bella vacanza,
-----------------------------------
Era già sera e Luciana si sentiva particolarmente stanca perciò chiese a Bianca che ancora chiacchierava con Olga di portare lei fuori Briciola per la sua consueta passeggiatina, e di farlo anche velocemente perché il cielo si era annuvolato e minacciava pioggia.
La notte che seguì, infatti, pioveva intensamente. Un temporale primaverile con tuoni e lampi che squarciavano il cielo.
Non riusciva ad addormentarsi, tutta quell’acqua che veniva giù la rendeva nervosa. Tommy e Bianca invece riposavano serenamente, mentre lei aveva dovuto prendere delle gocce per poter dormire. Era perciò immersa in un sonno profondo quando alle quattro e trenta del mattino il campanello della porta squillò all’impazzata. Credeva si trattasse di un incubo e impiegò un po’ di tempo prima di rendersi conto che invece era proprio vero. Svegliò Tommy e corsero insieme all’ingresso per vedere chi fosse. Aprirono e videro Iolanda in lacrime. Era sconvolta ed era difficile capire cosa dicesse singhiozzando. Luciana l'abbracciò, cercò di calmarla e lei raccontò la terribile notizia. Suo marito era grave.
Aveva telefonato la polizia stradale per comunicarle che l’auto su cui lui viaggiava, era rimasta coinvolta in un incidente. Rientrava da Firenze dove si era recato per parlare con i responsabili di un’importante casa editrice interessata ad un suo ultimo lavoro. Era partito di notte pensando probabilmente di viaggiare più tranquillamente invece arrivato in prossimità di Roma, forse a causa della pioggia o della velocità sostenuta, più macchine avevano sbandato e anche la sua era tra queste. Si trovava in un Ospedale della capitale, vivo, ma in condizioni molto critiche. Iolanda disse che sarebbe partita subito con Olga mentre Davide le avrebbe raggiunte direttamente in ospedale.
Tommy ed Luciana si guardarono cercando di capire come avrebbero potuto essere loro d' aiuto, poi lui si offrì di accompagnarle e alla moglie sembrò un’ottima idea. Sarebbe andata anche lei e rassicurò Iolanda che non l’avrebbe lasciata sola. In quel momento Bianca uscì assonnata dalla sua stanza, aveva sentito i discorsi e abbracciò affettuosamente l’amica. Le comunicarono che sarebbero partiti e corsero a prepararsi.
Il viaggio benché di poche ore, sembrò interminabile. Erano tutti tesissimi e silenziosi. Olga, aveva il visino tirato e stanco appoggiato sulla spalla della madre a cui stringeva di tanto in tanto forte la mano.
Iolanda appariva assente come se la sua mente viaggiasse seguendo pensieri lontani.
Squillò il suo cellulare e trasalirono tutti temendo qualche brutta notizia. Era Davide che, partito con il primo aereo disponibile da Milano, era già in ospedale.
Non aveva ancora visto suo padre, ma gli avevano detto che si trovava in sala di rianimazione e che i medici stavano valutando l’opportunità di un intervento alla milza. Era in stato d’ incoscienza per una forte commozione cerebrale. La situazione, gli aveva riferito un medico, era seria ma non disperata. Dopo un’ora arrivarono e all’ingresso dell’ospedale, incontrarono Davide che abbracciò forte sua madre e l’accarezzò tranquillizzandola, poi li accompagnò al piano dove si trovava la rianimazione.
Non fu permesso a nessuno di entrare ma era possibile vedere Luca attraverso un’ampia vetrata.
Stava lì, in quella sala asettica e sembrava dormisse, con una flebo nel braccio, collegato a dei macchinari che controllavano le sue funzioni vitali. Iolanda e i ragazzi piangevano, quando il primario del reparto si avvicinò loro per illustrare lo stato delle cose- “Coraggio“- disse -“Non bisogna disperare, ci sono buone possibilità di ripresa. Bisogna sperare, come ho già detto alla signora che è stata qui fino ad ora.”-
I tre si guardarono perplessi chiedendosi di chi stesse parlando.
Iolanda gli chiese-“ Scusi, ma di quale signora parla? Qui non c’era nessuno.”-
-“ E’ giunta con il paziente, e non si è mai mossa di qui. Credevo fosse una parente. Si sarà allontanata, ma è stata seduta lì fino a poco fa.”- rispose lui indicando una panca. Poi chiese scusa e se ne andò a parlare con degli infermieri che subito entrarono nella sala a preparare Luca per portarlo subito in camera operatoria.
Dopo circa mezz’ora la porta della sala di rianimazione si aprì ed uscì la barella con il malato coperto da un lenzuolo verde e con la flebo ancora nel braccio. Si avvicinarono a lui e fu permesso alla moglie ed ai figli di salutarlo con un
bacio. Pochi secondi e poi lo portarono velocemente con l’ascensore al piano inferiore dove era ubicata la camera operatoria. Iolanda piangeva compostamente cercando di essere forte anche per i suoi ragazzi che erano già visibilmente sconvolti. Il chirurgo le aveva anticipato che l’operazione sarebbe stata lunga, quindi la pregò di restare serena e sicura che avrebbero fatto il possibile per salvarlo. Tommy si era intanto preoccupato di accompagnare i ragazzi al bar, perché facessero colazione e tornando avrebbe portato un caffè anche alle due donne. In quel breve periodo di tempo che restarono sole, Iolanda le confidò che per quanto facesse che non poteva fare a meno di ripensare a quella donna che aveva accompagnato suo marito in ospedale e che aveva parlato con il medico.
Chi era? Perché era sparita, quando l’aveva vista arrivare? Perché Luca non le aveva detto dell’esistenza di questa persona? Cosa c’entrava nella vita di suo marito? Interrogativi che purtroppo non potevano al momento avere una risposta.
Luciana la rassicurò sostenendo che probabilmente si trattava di qualcuno che aveva con lui contatti di lavoro oppure che aveva semplicemente assistito all’incidente e si
era preoccupata del ferito. D’altro canto in che altro modo avrebbe potuto sapere dell’accaduto. -“ Almeno per questo stai tranquilla, vedrai che quando Luca si riprenderà ti spiegherà ogni cosa.”- Lei annuì, ma non sembrava convinta .
Tommy porse a Iolanda il bicchierino con la bevanda ancora calda, lei ringraziò e si allontanò andando a sedersi in un cantuccio. Voleva evidentemente stare un po’ da sola con i suoi ricordi e loro la lasciarono fare.
Qualche tempo dopo raccontò che chiusa in se stessa aveva rivisto scorrere come in un film la sua vita.
Si rivide giovane aspirante attrice, innamorata di uomo più maturo. Lui aveva l’aria da intellettuale di sinistra con gli occhialini tondi di tartaruga e un giornale perennemente sotto il braccio. Tanti gli interessi comuni: andare a teatro, visitare mostre, ascoltare concerti. Erano una bella coppia e lui la voleva sempre al suo fianco.
Luca non aveva un carattere facile, non era un uomo espansivo e pur amando profondamente lei e i figli non riusciva a manifestarlo. A lei, però, stava bene così. Lo aveva accettato e amato per com’era e ora dopo tanti anni mentre rischiava di perderlo doveva ammettere a se stessa di non sapere nulla di lui.
Forse aveva una vita segreta e quella misteriosa donna era probabilmente la sua amante.
Mille pensieri affollavano la sua mente, quando Davide che era andato a cercare qualche medico che potesse fornire notizie su come procedeva l’intervento si imbatté in un’infermiera che gli disse -”Scusi lei è il figlio del paziente che stanno operando?-
-“Sì, perché?”- rispose allarmato-
“ Stia tranquillo, procede tutto bene, ci vuole tempo. Volevo solo darle questo portadocumenti, l’ ha perso la signora che era seduta qui, ho immaginato che si trattasse di un familiare, perché ha aspettato che arrivasse la barella e si è avvicinata al malato. Poi è rimasta ancora un po’ ed è andata via. Solo allora mi sono accorta che le era caduto il portadocumenti”_
-“Ha fatto benissimo a dirmelo. Ci penserò io a restituirlo, stia tranquilla e grazie.”- Le disse il ragazzo, e si allontanò frettolosamente. Quando fu certo di non essere visto dall’infermiera lo aprì sperando di trovarci qualche documento della signora.
All’interno c’era una tessera che probabilmente le apparteneva, ma né la faccia né il nome gli ricordavano nulla. Ebbe qualche attimo di esitazione non sapendo come comportarsi. Era o no opportuno in quel momento raccontare l’accaduto a sua madre? Da un lato pensava che forse avrebbe potuto riconoscere la donna dalla foto e si sarebbe tranquillizzata, dall’altra temeva che anche a lei quel viso non dicesse nulla e quindi era inutile agitarla ulteriormente.
Decise di mantenere il segreto e ritornò quindi al piano superiore.
Il tempo dell’attesa sembrava interminabile. Tommy e Luciana cercarono di convincere Iolanda a smuoversi dalla sedia su cui era seduta ormai da ore. La esortarono ad uscire a prendere una boccata d’aria. La giornata era bella e anche loro due decidessero di fare quattro passi fuori dall’ospedale. I ragazzi invece preferirono rimanere lì. Davide ne approfittò per raccontare alla sorella cosa era successo e le raccomandò di non farne parola con la madre. Lei ascoltò e singhiozzando gli chiese cosa avesse intenzione di fare.
-“Voglio rintracciare questa persona e chiederle come conosce nostro padre.”- e continuò -“Forse lo farò oggi stesso”-
-“ Credo sia la cosa migliore, meglio subito. Cerchiamo un elenco telefonico e vediamo se c’è quel nome..”-
-“Con calma, non essere precipitosa”- la redarguì il fratello -“lo faremo nel pomeriggio, per quell’ora speriamo di avere anche notizie di papà e se tutto è tranquillo penseremo a sistemare questa cosa .”-
Le ore intanto passavano e l’attesa diventava stressante. Mangiarono frettolosamente qualcosa al bar dell’ospedale e poi scesero in prossimità della camera operatoria per sapere qualche novità. Notarono un andirivieni di medici ed infermieri che indaffarati parevano incapaci di dar loro notizie certe. Altre persone attendevano rassicurazioni sullo stato di salute dei propri cari. L’ ansia stava aumentando, quando si sentirono chiamare e un medico sorridendo andò loro incontro a passo veloce dal fondo del lungo corridoio e disse a Iolanda –“ Tutto bene, signora suo marito ha una fibra forte. L’intervento è perfettamente riuscito e tutti i valori sono tornati normali. Ora è sedato e probabilmente lo terremo qualche giorno in coma farmacologico.”- poi continuò-“ potete stare tranquilli. Aspettiamo il decorso post-operatorio e solo allora si potrà sciogliere la prognosi.”-
-“Dottore, la ringrazio, mi ha tolto un peso dal cuore. Speriamo che continui così.”- Sospirò Iolanda.
Il medico si allontanò, e loro si abbracciarono felici. Sentivano che il brutto stava passando e sciolsero in un pianto liberatorio tutta la tensione della giornata. Una volta tranquillizzati Tommy con Olga e Luciana decisero di rientrar a casa, mentre Davide avrebbe fatto compagnia alla madre. Detto questo si attivarono per prenotare una stanza in un albergo attiguo all’ospedale per consentire loro di poter facilmente raggiungere Luca.
Olga non accettò volentieri questa decisione, e lanciò uno sguardo di fuoco a Davide, ma lui le disse di andare tranquilla perché l’ avrebbe tenuta informata di tutto.
Avvisarono Bianca che sarebbero rincasati in serata e che Olga sarebbe stata per qualche giorno loro ospite -“Bene mamma, vi aspetto. Siate cauti e salutatemi Iolanda e Davide. Sono felice che Olga resti da noi , divideremo la mia stanza. Mi organizzo subito” - Si salutarono e dopo poco iniziarono il viaggio di ritorno.
CAP.VI
-“Buona sera signora, lei non mi conosce, volevo chiederle se oggi era in ospedale. Credo di aver trovato qualcosa che le appartiene.”-
-“ Si, mi dica”- rispose la donna
-“Ho trovato il suo portadocumenti, dentro c’è una tessera e di lì sono risalito al suo numero telefonico. Se mi dice dove abita o dove potremmo incontrarci glielo potrei portare.”-
-“La ringrazio e visto che è così gentile, potremmo vederci al bar della stazione Termini domani alle 12.00. Per lei va bene?”-
Davide rispose di si e aggiunse che l’avrebbe riconosciuta facilmente perché aveva la foto del documento. Detto questo si salutarono.
Quella notte era agitato; troppi avvenimenti lo avevano turbato.
Era felice per suo padre. Dopo ore di angoscia sembrava che la situazione si prospettava tranquillizzante. Poi quella presenza inquietante che dava adito a mille sospetti. L’indomani si sarebbero incontrati, chissà cosa gli avrebbe rivelato quella donna. Ne avrebbe dovuto fare accenno a sua madre? Ancora una volta ritenne che era meglio di no. Avrebbe deciso solo dopo averla ascoltata. La stanchezza alla fine prevalse e come Iolanda anche lui crollò in un sonno profondo.
Quando si svegliarono c’era il sole già alto. Iolanda si alzò in fretta e pregò il figlio di accompagnarla da Luca. Era ansiosa di sapere come il marito aveva trascorso la notte. Si prepararono e scesero al bar per una rapida colazione, poi subito in ospedale.
Il medico che aveva operato lo aveva appena controllato, e disse loro, con aria soddisfatta che le cose andavano ancor meglio di quanto lui stesso avrebbe osato sperare. Se il decorso continuava così avrebbero interrotto la sedazione stesso in giornata .
Iolanda gli chiese se poteva vederlo ed il medico concesse loro il permesso di entrare nella stanza per stargli accanto.
Davide approfittò della circostanza per far accomodare la madre su una poltroncina posta accanto al letto di Luca e le chiese il permesso di allontanarsi. Aveva necessità di fare qualche commissione e alcune telefonate. Salutò con un bacio sulla fronte suo padre e si allontanò.
---------------------------------
Luciana con il marito ed Olga arrivarono a casa sul tardi, accolti da Bianca e dalle solite feste di Briciola. Erano stanchissimi per cui optarono per una cena frugale e subito a letto.
L’indomani mattina dovette telefonare in ufficio per comunicare che aveva bisogno ancora di qualche giorno di ferie. Sentiva il bisogno di recuperare le forze.
Chiamarono al telefono Iolanda per comunicarle il loro arrivo e seppero da lei che il medico l’aveva ancora rassicurata sullo stato di salute di Luca e questo li rasserenò ulteriormente.
Anche Olga non se la sentiva di andare a scuola e decise di restare a casa a chiacchierare con Bianca. Aveva bisogno di condividere con lei, di cui si fidava, quel segreto che la rendeva nervosa. Appena sveglia le raccontò “della signora” e dell’intenzione di suo fratello di incontrarla. Era molto preoccupata, ma aveva promesso a Davide di non dire nulla.
Ora era in ansia e continuava a domandarsi come avrebbe reagito lui a quell’incontro.
Bianca l’ascoltò con la massima attenzione e concordò che il comportamento di quella persona era effettivamente anomalo. Chiunque fosse stata perché aveva scelto di non presentarsi alla famiglia? Cosa aveva da nascondere?
-“Forse è il caso di telefonare a Davide per sapere qualcosa.”- le disse, ma Olga, la pregò di non farlo e di attendere ancora un po’ -“Vedrai che sarà lui a chiamarci ”- rispose e accese il pc per vedere se c’era qualche suo amico in linea.
Quella mattina trascorse pigramente, fino alle 12.00, quando al cellulare di Olga giunse la telefonata di Davide.
-“Ciao piccola. Sono alla stazione Termini ed ho appuntamento con quella persona; a momenti la vedrò. Stai tranquilla, salutami Bianca e vi farò sapere .”-
Era arrivato puntuale all’appuntamento e con gli occhi cercava la donna che dalla tessera risultava chiamarsi Teresa. Presto si accorse che era seduta ad un tavolino del bar. La guardò un po’ da lontano come per studiarla. Dimostrava tra i 45 e i 50 anni, di media corporatura, assolutamente non appariscente. Indossava un tailleur nero con una camicetta bianca. Le scarpe avevano il tacco non troppo alto. I capelli erano castani corti e curati. Davide si fece coraggio e le si avvicinò
–“ Buon giorno, sono il ragazzo che le ha telefonato ieri sera, posso sedermi?”- le chiese. Lei lo fissò per qualche secondo, poi lo pregò di accomodarsi
–“E’ stato molto gentile da parte sua prendersi questo disturbo”- e continuò - “gradisce un caffè o qualcos’altro?”-
-“ Un caffè, l’accetto volentieri., grazie”-
Lei li ordinò e lui le chiese
-“Come mai era all’ospedale? Il portadocumenti era vicino alla camera operatoria, forse un suo amico doveva essere operato?”-
-“ In realtà non si trattava proprio di un amico, diciamo un parente”- gli rispose
Davide rimase colpito da quella risposta e decise impulsivamente di uscire allo scoperto
-“Allora desidero rassicurarla, perché le farà piacere sapere che il suo “parente” sta meglio.”-
Lei lo guardò con sguardo interrogativo e lui continuò
-“ Dal momento che è mio padre, la notizia è fondata. Mi spieghi però come mai siamo perenti. Non mi pare di averla mai sentita nominare cara signora.”-
Lei abbassò lo sguardo, era profondamente imbarazzata.
-“ Posso darti del tu? Sei il figlio di Luca…L’avrei dovuto capire. Gli somigli tanto e poi hai lo stesso carattere impulsivo”-
tirò su col naso e riprese
-“Tuo padre sta meglio dicevi? Meno male, mi ha fatto prendere uno spavento!”-
-“ Signora, vorrei capire.”- disse Davide infastidito e lei riprese a parlare.
- “ Ne hai il diritto. Solo abbi un po’ di pazienza perché è una lunga storia.
-------------------------------
Iolanda, intanto era in ospedale accanto a Luca. I medici erano passati per un controllo e le infermiere si alternavano per somministrargli farmaci o sostituire le flebo.
Apprezzò l’organizzazione di quel reparto che le sembrava eccellente. C’era ordine e disciplina; ognuno sembrava sapere alla perfezione quali erano i propri compiti e li svolgeva in maniera altamente professionale e cortese.
– “Ecco un esempio di buona sanità ”- pensò tra sé. Andò alla finestra e guardò fuori, affacciava sull’ingresso dell’ospedale e sperava di vedere tornare il figlio. Decise di telefonargli per avere notizie ma il suo cellulare risultava non raggiungibile. Era preoccupata e continuò a provare finché non riuscì a prendere la linea. Davide, finalmente rispose, chiese notizie di suo padre e le disse che stava ritardando perché aveva incontrato un amico di vecchia data e che si era trattenuto a parlare con lui. La salutò e ricominciò ad ascoltare il racconto di Teresa.
Lei ora lo guardava dritto negli occhi e come se gli avesse letto nel pensiero si affrettò a dire -“Innanzi tutto voglio subito precisare che non sono l’amante di tuo padre e non sapevo neanche della sua esistenza fino a cinque anni fa, quando in un periodo in cui ero molto preoccupata per la mia povera mamma accadde quello che ora sto per raccontarti. Non stava bene, era anziana e sola. Era rimasta vedova da qualche anno. Mi chiamò e mi pregò di sedermi accanto a lei perché doveva chiedermi qualcosa di molto importante, però prima desiderava che conoscessi dei fatti che fino ad allora mi aveva taciuto. La storia ebbe inizio, quando Rosa, così si chiamava mia madre, aveva 15 anni e abitava con i suoi in un paesino della Ciociaria. Un luogo nel verde, dove d’estate molti turisti si recavano in cerca di refrigerio, tornavano anche molti compaesani emigrati che venivano a trascorrere le vacanze dai propri cari. Aveva gli occhi lucidi e mi disse -“ veniva anche una famiglia che aveva un figlio della mia età. Si chiamava Lorenzo. Era un bel ragazzo e me ne innamorai. Avemmo una storia bellissima, eravamo persi uno dell’altra ed eravamo entrambi alle prime esperienze. Rimasi incinta.”-
Davide ascoltava attento, ma non capiva cosa c’entrasse la sua famiglia. Teresa continuò imperterrita il suo discorso. Gli raccontò che quando le rispettive famiglie dei ragazzi seppero “dell’incidente” scoppiò un putiferio. Temevano le chiacchiere del paese e poi li ritenevano troppo giovani per affrontare un simile problema. Si riunirono e decisero che lei sarebbe stata mandata per un anno a casa di parenti in un paesino vicino e il ragazzo spedito in un collegio del nord. Del bambino che nacque non seppero più nulla solo che era stato affidato ad una coppia sterile. I due giovani si promisero che benché lontani non avrebbero certo dimenticato né il loro amore, né il loro bimbo. La vita però continuò ed entrambi si sposarono e misero su famiglia. Lui ebbe un figlio maschio e la mia mamma me.
Così passarono gli anni, fino al giorno in cui Lorenzo, ormai anziano e già vedovo, rintracciò mia madre e riuscì a farle arrivare una lettera in cui chiedeva sue notizie. Le scrisse che non aveva dimenticato la promessa fatta e che il suo unico desiderio era quello vedere almeno una volta prima di morire quel figlio che non aveva mai scordato. Aveva trovato tra le carte paterne dei documenti che riportavano alle generalità della coppia adottiva. Gliele indicò pregandola, se fosse stata d’accordo, di mettersi in contatto con lui.
Davide l’interruppe, ansioso di arrivare ad una conclusione
-“ Lei lo fece? Rintracciarono il figlio?”-
-“ Ascolta, per piacere e tra poco capirai. - e continuò - Sì, lo contattò e fu una telefonata tenera ed emozionante. Lui, apprendendo della mia esistenza, le disse che sarebbe stato bello vedere riuniti quei tre figli. -“ In ognuno di loro c’è una parte di noi”- Le disse commosso. Purtroppo era già molto malato e non riuscì a vedere realizzato quel sogno. Mia madre apprese della sua morte il giorno in cui non sentendolo da qualche settimana gli telefonò e una voce dall’altro capo del telefono le comunicò la notizia. Soffrì molto e in quel momento decise che avrebbe cercato di realizzare per lui quel “sogno”. Mi chiese infine di contattare quella famiglia, che secondo quanto asserito da Lorenzo nella sua lettera risultava aver adottato tuo padre, perché avrai capito che di lui si trattava, con la speranza di riuscire almeno lei a riabbracciarlo. Fui molto colpita da questa storia e quando mi abbracciò tremante, capii che era mio dovere farla felice e mi detti da fare, per poterlo contattare, finché grazie ad internet riuscii a parlare con lui. Mi disse che era già a conoscenza dell’esistenza di mia madre e quindi fu felice di incontrarla per donarle la gioia di un tenero abbraccio. Da allora quando poteva passava da Roma, anche solo per un saluto. Quella sera ci eravamo incontrati sull’autostrada. Mi disse che era molto felice. Era riuscito a rintracciare il figlio di suo padre, grazie ad un vero colpo di fortuna. Chiacchierammo un po’ e ci salutammo. Dovevamo percorrere per un tratto la stessa strada ed io lo seguivo con la mia macchina quando accadde l’incidente”-
-“ Capisco”- disse Davide perplesso –“ mi domando però perché papà non ci avrebbe raccontato nulla.”-
-“ Non lo so, Luca è una persona introversa, lo sai. Forse non voleva turbarvi. Oppure desiderava prima raggiungere il suo obiettivo. Quello di riunire tutti e tre e poi raccontarvi tutto. In ogni modo ora tu sai. Decidi tu se dirlo o tenerlo per te.”-
Davide, lasciò la donna e tornando in ospedale ripensava a tutto quello che aveva ascoltato. Tutta quella storia sarà poi stata vera? Solo suo padre, una volta ripresosi, avrebbe potuto confermarla. Forse al momento era preferibile tacere, e ad Olga cosa doveva dire? Come avrebbe fatto a raccontare quello che aveva saputo se gli avesse fatto domande precise? Con la testa affollata di pensieri scese dall’autobus che era arrivato a destinazione e a passo svelto raggiunse Iolanda.
La vide nella saletta d’attesa che si intratteneva con alcuni parenti di ricoverati, le si avvicinò e la salutò un bacio. Lei chiese scusa e si allontanò con il figlio. Gli disse che il padre era ancora un po’ sedato ma vigile. L’aveva riconosciuta e sorriso. I medici erano fiduciosi che nel giro di una settimana l’avrebbero potuto dimettere. A casa avrebbe poi trascorso una tranquilla convalescenza. Andarono insieme nella stanza e lui si accostò al letto del padre che sembrava
riposare. Quando gli fu vicino gli prese la mano e gli disse
-“Dai papà che ce l’hai fatta.”- e Luca aprì gli occhi ed accennò un sorriso.
Il telefono in camera squillò, era Olga che desiderava avere notizie. Iolanda accostò la cornetta all’orecchio di Luca che poté ascoltare la voce di sua figlia. La ragazza poi chiese del fratello. Davide le disse che l’avrebbe richiamata e di stare tranquilla perché andava tutto bene.
-“Sì, ho capito, ma dimmi se vi siete incontrati?”- Insistette Olga.
-“Si, certamente. In ogni caso, non c’è nulla di preoccupante. Ti chiamo io e ti tengo informata. Tu pensa a studiare. Capito? “- Le rispose e lei di rimando –“ Ok, Ok , ma fammi sapere com’è andata.”-
Luca riposava sereno e Davide ne approfittò per invitare la madre a fare un giro per Roma. Stava da ore ferma lì accanto al marito. Ora poteva allontanarsi tranquillamente e poi sarebbero ripassati in serata. Iolanda acconsentì, c’era ancora il sole e fare una passeggiata le avrebbe fatto bene.
Andarono in Trinità dei Monti poi scesero la grande scala che porta in Piazza di Spagna e ancora, percorsero via Condotti .
La città era piena di turisti e Iolanda respirò a pieni polmoni quell’aria primaverile. Volle arrivare a Fontana di Trevi dove lanciò la rituale monetina. Era felice di girare in compagnia di suo figlio, che con il carattere allegro e confusionario la faceva distrarre dalle sue preoccupazioni e sentire più giovane. Si accomodarono al tavolino di un bar a gustare una grande coppa gelato e poi continuarono ad andare in giro.
Le ore passarono velocemente e quando cominciò ad imbrunire decisero che sarebbe stato opportuno ritornare in ospedale. Avrebbero poi cenato in una pizzeria in zona e rientrati in albergo
CAP VII
Luciana era da poco rientrata dalla solita giornata campale in ufficio, dove le cose non sembravano mettersi al meglio con l’arrivo della nuova dirigenza. C’era tra i colleghi molta tensione ed il lavoro certo non mancava. Rincasando incontrò Olga e Bianca che erano uscite con Briciola. Notò che Olga era di pessimo umore. –“ Cosa c’è? Qualcosa non và?”-
-“Ho litigato con Fabiana, è una pettegola.”- le rispose infastidita. Le chiese allora se le andava di raccontarle cosa era capitato. Lei si guardò con Bianca e andarono entrambe a sedersi accanto a lei in salotto.
-“ Allora? “- chiese.
-“Quella ragazza è una sciocca. Ci siamo prese una ramanzina dalla prof. di lettere perché quella stupida le ha detto che noi di pomeriggio andiamo in chat e che abbiamo conosciuto dei ragazzi carini. La “iena” non aspettava altro per divorarci, tanto si sa che le ce l’ha con noi e che le siamo antipatiche. Ha detto che se continuiamo così a perdere tempo con queste cavolate all’esame manco ci arriviamo!.... Non ci posso pensare!” - Concluse aspettando la sua reazione
-“ Olga, se ci rifletti , forse la tua insegnante non ha torto.”- cominciò a dire Luciana e Bianca di rimbalzo aggiunse –“Mamma glielo detto anch’io, ma questa ha la testa dura.”-
-“Amore”- continuò rivolta a sua figlia – “Alla sua età non eri molto diversa. In ogni caso, ritengo che Fabiana abbia peccato di ingenuità, però ora è bene che vi mettiate a studiare seriamente perché sarebbe gravissimo perdere l’anno. Quindi stringete i denti e lavorate.”-
Olga brontolo un po’ e poi andò con Bianca in camera a guadare un film che trasmettevano in televisione.
------------------
Era trascorsa ormai una settimana dal giorno dell’incidente e Luca si era ormai ristabilito. Era ancora debole, ma nel complesso le sue condizioni erano più che soddisfacenti ed i medici stavano decidendo il giorno della dimissione.
Iolanda si era precipitata a comunicare la bella notizia e Tommy non ebbe esitazione nell’offrirsi per ad andare a riprenderli per riportarli a casa.
Trascorse ancora una settimana ed arrivò finalmente il giorno in cui Luca con Iolanda e Davide, potettero recarsi all’uscita dell’ospedale dopo aver espletato tutte le pratiche che consentivano la dimissione del paziente. Tommy arrivò puntuale e si abbracciarono commossi. Partirono subito e di lì a poco sarebbero arrivati a destinazione.
Durante il viaggio conversarono del più e del meno. Luca raccontò quello che ricordava di quella terribile sera. Il forte urto e poi dopo le sirene delle ambulanze, immagini un po’ annebbiate, poi più nulla .
-“ C’era qualcuno con te in macchina?”- chiese Iolanda di getto.
-“ No, ero solo. Questo lo ricordo.”-
Iolanda avrebbe voluto domandare di più, ma incontrò lo sguardo di Davide che la fulminò.
Forse aveva ragione, era meglio attendere anche se lei moriva dalla voglia di chiedergli perché quella donna era lì.
Luca appariva stanco, ma ciò nonostante partecipava alla discussione. Era desideroso di mostrare a Tommy tutta la sua riconoscenza e la sua amicizia. Era incredibile come quella brutta avventura pareva aver modificato il modo di rapportarsi di quell’uomo che solo poco tempo prima appariva così freddo e distaccato.
In breve tempo arrivarono a casa. Le ragazze erano eccitatissime e avevano preparato una grande torta e disseminato la casa con palloncini colorati e un grande cartello con la scritta “BENTORNATO” per festeggiare il ritorno di Luca.
Era una giornata bellissima. Dopo pranzo tutti si intrattennero sul terrazzo di casa a chiacchierare, poi Luca preferì distendersi sul letto. Era stanco, salutò e si ritirò in camera. Davide lo seguì per assicurarsi che stesse bene, ma arrivato alla porta scorse che stava componendo un numero di telefono. Si fermò e attese. –“ Pronto, ciao cara. Si sono io. Appena tornato a casa. Si una brutta avventura, ora va meglio grazie. Certo che riposo e non faccio imprudenze. Dimmi tu come stai? Anch’io ti voglio tanto bene.”-
Sentì e decise di ascoltare chi fosse da un altro telefono. Alzò la cornetta e ascoltò la voce di Teresa .
-“ Che devo fare?- pensò- E se quella donna mi avesse preso in giro?” -
Abbassò la cornetta. Non voleva più ascoltare. Forse avrebbe pianto se non fossero sopraggiunte le ragazze che ridendo lo trascinarono in camera di Olga .
Alle loro domande dribblò e disse che era una storia un po’ complicata di lontane parentele. Meglio tacere ancora finché la vicenda non gli risultasse più chiara. La signora, raccontò, era una parente del nonno che per pura combinazione aveva assistito all’incidente. Tutto qui, non si era fermata solo perché non conosceva nessuno della famiglia all’infuori del padre.
Le ragazze sembrarono credere a quel racconto e non approfondirono di più. Si sentirono tranquillizzate e si misero a scaricare musica dal potatile.
Davide invece non era tranquillo per niente. Temeva di essere stato ingannato da quella donna. Doveva assolutamente chiarire con suo padre, lo avrebbe fatto il prima possibile.
----------------------------------
Olga quella mattina si era recata a scuola come il solito, ma ebbe la sorpresa che poiché mancava l’acqua nell’istituto, gli studenti non sarebbero entrati. Con Fabiana si abbracciarono e decisero di non tornare subito a casa.
Telefonarono ai loro amici di chat ed organizzarono un’uscita a quattro. L’appuntamento era fuori scuola di lì a poco. I due sarebbero arrivati in macchina e le avrebbero portate a prendere un gelato fuori città. Quando si incontrarono si presentarono e le ragazze si lanciarono uno sguardo perplesso constatando che entrambi i “ragazzi” avevano ormai da parecchio superato la trentina.
-“Non facciamo la figura delle ragazzine”-
Bisbigliò Fabiana all’orecchio dell’amica e l’esortò a salire in macchina.
La mattina trascorse in maniera divertente tra battute e canzoni a squarciagola. Una passeggiatina vicino al lago e un gelato alla nocciola.
-“ Faby è tardi, torniamo.”- Disse Olga, sentendo i rintocchi delle campane di una chiesa vicina che scandivano tredici rintocchi .
-“ Ma no…”- ribatterono gli uomini - “Ora inizia il bello! Restate a pranzo con noi poi facciamo una passeggiata al lago e in serata vi riaccompagniamo”.
-“ Non è proprio possibile. A casa sanno che stiamo a scuola, se non ci vedono rientrare per il pranzo succede un casino.”- risposero in coro le due amiche.
I due si guardarono ed uno disse.-“ Te lo avevo detto che non era il caso di perdere tempo con queste due mocciose”-
L’atmosfera era decisamente cambiata. Le ragazze non avevano più voglia di scherzare, divennero pensierose e preoccupate delle conseguenze che potevano derivare da quella bravata. I due amici sembravano non sentir ragioni e continuavano a cantare e a fare battute tra di loro.
Fabiana cominciò ad avere gli occhi lucidi. Olga le strinse la mano e molto seriamente disse ai due accompagnatori di riportarle a casa, ma loro risero ancora scimmiottandola. Erano spaventate e non riuscirono più a proferir parola, finché i due uomini, annoiati da quelle presenze mute decisero di mollarle alla fermata di un pullman. Le lasciarono da sole umiliate ed adirate. Era tardi e Fabiana era irrequieta, Olga pensò di chiedere aiuto a Bianca. Le avrebbe raccontato tutto e pregata di andare a recuperarle. Era sicura che se avesse potuto non le avrebbe lasciate nei guai. Così fu e di lì a poco Bianca arrivò.
Era stata una brutta esperienza e dovettero riconoscere di essersi sbagliate nella valutazione di quei due, che in chat apparivano galanti ed educati, ma che nella realtà si erano invece rivelati due veri cafoni. Promisero a Bianca e a loro stesse che in futuro sarebbero state più caute e si augurarono che quei due dimenticassero il loro numero di telefono.
Tornata a casa Olga avvertì una strana atmosfera. C’era silenzio, la madre in salotto, il padre nello studio e Davide in camera che leggeva; nessuno pareva aver notato il suo ritardo.
Andò in cucina a mangiare qualcosa e vide Davide entrare da suo padre dicendo
-“Ho bisogno di parlarti papà”-
Il padre impegnato a scrivere alzò gli occhi e gli fece un cenno con la mano poi gli chiese se aveva qualche problema e lui rispose -“Non io, forse tu hai …qualche problema… e credo sia giunto il momento di parlarne.”-
-“Non capisco a cosa alludi. Ti riferisci all’incidente o ad altro?”-
-“ Ad altro papà. Ad altro! L’incidente però c’entra. Ci ha dato la possibilità di conoscere un lato di te che forse avremmo ignorato per sempre.”-
-“ Sii chiaro per piacere”- Ribatté Luca
Davide, a quel punto, con molta veemenza, gli raccontò tutto, della misteriosa signora, delle ansie di sua madre, dell’incontro che lui aveva avuto con lei e della storia che
gli aveva raccontato. Gli disse inoltre che l’aveva sentito telefonare a quella donna appena rientrato a casa – “Penso sia il caso che tu ci metta al corrente di cose che non conosciamo. Lo devi a noi figli ma soprattutto a tua moglie – e urlando gli disse- Abbi il coraggio delle tue azioni!”- Vide il padre togliere gli occhiali e andare verso di lui, Luca lo fisso negli occhi freddamente e lo schiaffeggiò violentemente. Il ragazzo rimase muto con gli occhi pieni di lacrime -“a tua madre cosa hai raccontato?”- gli domandò mentre lui si era portato la mano sulla guancia che ancora gli bruciava - “Nulla - gli rispose- Vorrebbe sapere chi è quella donna, ma non sa nulla del mio incontro con lei.”-
- “Davide desidero far partecipare anche tua madre ed Olga a questa conversazione. Chiamale!”-
C’era molta tensione nell’aria, il ragazzo uscì dallo studio e pregò la madre e la sorella di raggiungerli. Quando si trovarono tutt’e quattro riuniti, Luca disse - “ Ho saputo ora da Davide che quando ero in ospedale avete appreso della presenza accanto a me di una persona che mi è stata molto vicina. E’ una donna di cui non vi ho mai parlato e di cui avrei preferito ancora tacere se non fosse capitata tutta questa maledetta storia.”-
Iolanda lo guardava trasecolata senza proferire parola. Lui continuò–“ Iolanda , ti prego stai tranquilla , tra me e quella signora non c’è nulla di compromettente. Davide l’ha incontrata e ora vorrei che ci raccontasse cosa ha saputo da lei.”-
Il ragazzo rassicurò con un gesto del capo la sua mamma e disse –“Sì mamma, l’ho incontrata a Roma quel pomeriggio, quando ti raccontai che mi sarei trattenuto con un mio vecchio amico, ricordi? ”-
Le parlò del ritrovamento del portadocumenti rivelando che anche Olga era a conoscenza dell’accaduto, della telefonata e di quanto era venuto a sapere da Teresa.
Luca ascoltava con attenzione e quando il figlio ebbe finito di raccontare disse- “ E’ tutto vero. Le cose sono andate
esattamente come ti ha raccontato. Non vi avevo detto nulla perché ero io per primo turbato da quelle rivelazioni. L’incontro con la mia vera madre fu toccante e imbarazzante nello stesso tempo. Era una anziana signora dall’aspetto dolcissimo. Si vedeva che era molto sofferente. Quando l’andai a trovare ci abbracciammo commossi, ed io avvertii una sensazione indescrivibile. Sapevo della sua esistenza
perché il mio padre adottivo, che con tanto amore mi aveva cresciuto volle ancora una volta essere generoso e un giorno mi parlò di lei, mi disse anche con molta franchezza che se avessi sentito il desiderio di conoscerla lui non mi avrebbe ostacolato perché in coscienza riteneva che era un mio diritto, ma io non ebbi mai il coraggio di cercarla. Quando Teresa mi chiamò e mi disse che lei desiderava incontrarmi non sono riuscito però a non accontentarla. In realtà lo desideravo anch’io ed accettai volentieri. Temevo che quell’avvicinamento a mia madre potesse in qualche modo turbare la nostra famiglia, e nello stesso tempo pensavo al mio padre naturale e alla speranza che lo aveva accompagnato alla tomba. Desideravo realizzare il suo sogno. Riunire quei tre figli. Far si che si conoscessero e formassero loro quella famiglia che ai miei genitori era stata negata. Da allora mi impegnai a ricercare quel fratello che avevo saputo di avere e non fu facile avere sue notizie finché un giorno mi capitò di sapere dove abitava e cercai il modo per potermi avvicinare a lui - e concluse - questo è tutto. Ve lo avrei rivelato appena fossi riuscito nel mio intento.”- Fece un profondo sospiro e trasparì tutta la fatica fisica e psicologica che aveva fatto nel raccontare quella
storia - “Spero che capiate la motivazione per la quale ho taciuto e mi auguro che ora che sapete mi starete vicini affinché io possa raggiungere il mio obiettivo.”-
La moglie e i ragazzi gli si avvicinarono e lo abbracciarono. Iolanda accarezzandolo gli disse –“ Amore mio, immagino la tempesta di sentimenti che ti ha sconvolto e mi dispiace che tu non mi abbia fatto voluto far partecipe di quanto ti accadeva , comunque sappi che ti capisco e che, quando lo riterrai opportuno, sarò felice di conoscere tua sorella. Conta su noi se avrai bisogno di aiuto. Il nostro desiderio è vederti felice ”-
Olga era emozionata e con gli occhi lucidi chiese al padre perdono per aver dubitato di lui.
Davide invece era impaziente di sapere ancora di più e gli domandò - “E l’altro figlio? Hai detto che sai dove abita e poi?”-
-“….e poi…”- rispose Luca -“ Non mi fate dire di più per il momento. Vi prego. E’ una situazione molto delicata. Abbiate fiducia in me.”-
CAP VIII
-“ Mamma è successa una cosa bellissima.”- disse Bianca alla madre, urlando al telefono.”-
-“ Calma piccola, dimmi cosa c’è.”-
-“ Ricordi il concorso che ho fatto sei mesi fa ? Mamma ho vinto la borsa di studio. Andrò a Berlino per un anno. Capisci, parto tra un mese!”-
Luciana, fece cadere la pena che aveva in mano sulla scrivania, si sentii svenire. Era legata alla mia figlia oltre ogni limite. Sarebbe stata la prima volta che Bianca si allontanava per tanto tempo da casa. Le sarebbe mancata da morire, ma rispettava la sua voglia di conoscenza e sapeva bene che prima o poi arriva il momento in cui figli spiccano il volo. Le disse soltanto -“ Sono felice per te amore. Quando torno a casa mi racconterai tutto.” -
Quel pomeriggio incontrò Iolanda e le parlò della cosa. Anche lei aveva provato cosa significava il distacco da un figlio, quando Davide aveva deciso di andare a studiare a Milano. Anche lei però aveva rispettato la sua scelta.
Con Tommy quella sera discussero a lungo dell’organizzazione dell’alloggio e del viaggio.
Lui era più eccitato della figlia. Sembravano due ragazzini. Cercarono su internet tutte le informazioni sulla città e poi gli orari degli aerei e le possibilità di alloggio.
Dovevano trovare in tempo breve una casa non lontana dall’università e Bianca sembrò illuminarsi. – “Ci può dare una mano Luca. E’ stato più volte a Berlino e conosce bene il tedesco.”- Tommy trovò ottima l’idea della figlia e decisero che gliene avrebbe parlato il giorno successivo.
L’indomani, infatti, Bianca si recò da lui e gli chiese un consiglio. Luca si dimostrò come al solito estremamente disponibile ad aiutarla e si mise subito in contatto con un amico che abitava in quella città. Gli telefonò e gli spiegò quali dovevano essere le caratteristiche dell’alloggio, pregandolo caldamente di fargli avere qualche informazione celermente. L’amico comprese l’urgenza e gli promise un solerte interessamento.
Trascorsa una settimana da quella sera, Luca trovò nella posta un’e-mail dell’amico che gli indicava più alloggi che a suo parere soddisfacevano le esigenze descritte e quindi da prendere in considerazione. Sarebbe stato in ogni caso opportuno concordare la data per una visita e per definire le condizioni di fitto.
Tommy decise che sarebbe quindi partito quanto prima per definire la questione e Luca inaspettatamente si offrì di accompagnarlo. Ormai si sentiva bene e un breve viaggio in aereo non l’avrebbe affaticato. Inoltre conosceva bene la lingua e gli sarebbe stato utile.
Qualche giorno dopo, avevano già prenotato i biglietti e presto sarebbero partiti.
Bianca desiderava unirsi a loro ma Luca la pregò di restare a casa, sarebbe stato un viaggio veloce e da soli si sarebbero mossi più facilmente. La mattina della partenza lei li accompagnò presto all’aeroporto e dopo due ore di volo arrivarono a destinazione.
Ivan, l’amico di Luca, li andò a prendere in auto e li accompagnò in albergo in Rosa-Luxemburg SraBe,. Sistemarono i bagagli nelle rispettive camere e scesero a prendere un aperitivo. Si sarebbero incontrati con il loro accompagnatore nel pomeriggio per andare visitare gli appartamenti prescelti.
Stavano bene insieme e la loro amicizia diventava sempre più solida. Spesso Luciana ripensando alle sue perplessità sulla possibile amicizia tra i due ancora non riusciva a capire cosa potessero condividere due persone tanto diverse.
Andarono in una piccola sala da the ed ordinarono da bere.
Parlarono di tutto, dello sport e del cinema, delle auto e dell’economia e ancora della famiglia e della loro gioventù. Luca era sempre molto curioso di tutto ciò che aveva riguardato la vita di Tommy.
Seguiva con interesse il suo racconto di quando era un ragazzino indisciplinato a scuola, dei rimproveri dei genitori e anche le prime esperienza sentimentali fino al matrimonio con Luciana.
Luca gli chiese di parlargli del padre. Che tipo era, quale era il rapporto che aveva con lui e che tipo padre fosse. Gli chiese se gli aveva parlato mai del suo passato, della sua gioventù e dei suoi studi. Tommy fu felice di parlare di quel genitore di cui era stato sempre orgoglioso, un uomo particolare, colto e sensibile. Taciturno e riservato diverso da lui che aveva ereditato la solarità della madre.
Luca interruppe il suo discorso e gli domandò se aveva mai notato sul polso destro del padre una strana macchia rosacea e Tommy perplesso gli rispose di si e gli chiese come mai ne fosse a conoscenza.
Luca sorrise e si sbottonò il polsino della camicia, mostrandogli il polso che presentava una macchia identica a quella descritta.
-“Capisci Tommy cosa vuol dire?”-
-“ Forse , ma se potessi essere esplicito ne sarei felice.”-
Luca allora gli raccontò la travagliata storia d’amore dei suoi genitori e di quel figlio di suo padre che avrebbe desiderato abbracciare. Gli mostrò la lettera che aveva ricevuto la sua mamma anni prima e gli chiese di riconoscerne la grafia.
Tommy era esterrefatto da quella rivelazione. Aveva capito bene che si trovava al cospetto del suo fratellastro. Era disorientato e pensava intensamente a suo padre e a quel segreto che lo aveva accompagnato tutta la vita.
Era desideroso di fargli mille domande per capire come era riuscito a risalire a lui. Come mai aveva trovato una casa attigua alla sua. Tutte domande alle quali Luca rispose senza esitazione.
Luca lo abbracciò forte e gli disse che ora era finalmente felice. Aveva ricostruito la sua storia e i suoi legami parentali. –“ Le nostre radici sono importanti ed io avevo preso un impegno morale con quel padre che avrei desiderato conoscere. Spero di poterlo fare adesso attraverso te ”-
I due uomini si strinsero ancora e a Tommy visibilmente emozionato si riempirono gli occhi di lacrime.
--------------------------------
–“E’ strano – disse Tommy – forse non mi crederai ma io sentivo che non mi eri estraneo. Non saprei spiegarti. Forse è quella che i più chiamano la voce del sangue.”-
Parlarono a lungo del padre, Tommy volle soddisfare ogni sua curiosità e gli mostrò una foto che conservava gelosamente nel portafogli. –“ Che colpo per le mie donne quando lo racconterò“- Disse tra se pensando a Luciana e a Bianca. Avrebbe voluto chiamarle subito ma come dire certe cose al telefono e poi chiese di Iolanda, lei ne era a conoscenza?
-“ In serata telefonando a casa, accennerò a qualcosa.”- Disse e si rese conto che stava sorridendo. In fondo la notizia di aver scoperto “quel ” fratello lo rendeva felice.
Luca lo pregò di non essere troppo esplicito perché desiderava, una volta rientrati a casa, organizzare una sorpresa per tutti loro e gli confidò la sua idea.
---------------------------
Ivan arrivò a prenderli alle 16.30 ed insieme si recarono all’appartamento che riteneva poter andar bene per Bianca. Due camere, bagno e cucinino. Era di proprietà di un suo amico e grazie al suo interessamento avrebbe fatto anche un buon prezzo. Tommy guardò bene ogni cosa facendo attenzione che ci fosse un riscaldamento adeguato e che gli elettrodomestici funzionassero perfettamente.
Anche l’ubicazione era ottima. Abbastanza centrale e ben collegato. Sembrava andare benissimo, perciò chiamò Bianca e le descrisse il posto. Poi su sua richiesta scattò delle foto col cellulare e gliele inviò per farle vedere gli ambienti.
Volle anche parlare con Luciana che dal tono della voce capì che suo marito stava benissimo ed era entusiasta della scelta fatta. Le disse tra l’altro che era stato un viaggio molto proficuo e che al ritorno aveva per lei una sorpresa incredibile. Non avrebbe potuto neanche immaginare cosa. Infatti, lei non riusciva a capire nulla di quel che diceva. Si ripromise di chiedere qualche delucidazione in una prossima telefonata. Si salutarono dicendo che si sarebbero risentiti in serata. Era loro intenzione ripartire il giorno seguente e avrebbero comunicato l’ora di arrivo.
---------------------------
Dopo essersi accordati per l’affitto della casa, i tre uomini decisero di fare un giro per la città. Andarono ad Alexanderplatz e poi alla Torre della TV dove salirono sulla piattaforma girevole, dalla quale si godeva di uno splendido panorama.
Cenarono in un ristorante situato sulla torre, poi si diressero alla Porta di Brandeburgo e al Parlamento dove ammirarono la grande cupola di cristallo. Si fermarono ad un bar per bere qualcosa poi Luca e Tommy ritornarono in albergo stanchi, ma anche fortemente desiderosi di essere liberi di chiacchierare ancora tra di loro. Salutarono il cortese accompagnatore e si congedarono. L’indomani Ivan li avrebbe riportati all’ aeroporto.
Quella notte passò insonne per entrambi. Tanta era stata l’emozione prodotta da quella rivelazione.
Il giorno seguente rientrarono in Italia; Bianca era andata con Davide a prenderli all’aeroporto.
Durante il tragitto furono tempestati di domande sull’appartamento. Bianca non stava nella pelle ed era desiderosa di avere quante più informazioni possibili.
Quando Tommy rientrò a casa abbracciò forte sua moglie, la sollevò e tenendola per la vita le fece fare un giro sollevandola da terra. Lei rise e lo pregò di metterla giù.
Tommy si mise in libertà e la raggiunse in cucina. Briciola che non lo vedeva da due giorni, gli girava intorno cercando di attirare la sua attenzione.
Lui l’accarezzò e si sedette al tavolo guardando Luciana che preparava la cena.
-“ Tommy ”- gli disse –“Dov’è la sorpresa? E’ da ieri sera che aspetto di saperlo. Dimmi cos’è!”-
-“ Amore, devi pazientare ancora un poco ma ti assicuro che è una cosa che ti lascerà senza fiato. Abbiamo deciso con Luca che l’avremmo rivelata a te e a Iolanda contemporaneamente. Dovete attendere con pazienza.”-
-“Che centrano Luca e Iolanda? ”- replicò-“ E’ qualcosa che interessa anche loro?” -
-“Direi proprio di si. Lo saprete domenica a pranzo. Andremo fuori con i ragazzi per festeggiare Bianca. In quell’occasione saprete.”-
----------------------------------
Il giorno successivo, Luciana telefonò a Iolanda per chiederle se suo marito le aveva rivelato qualcosa, ma anche lei non sapeva molto di più.
Arrivò la domenica e decisero di andare a pranzo in campagna. I ragazzi erano eccitati e consapevoli che all’indomani di quella scampagnata la loro vita sarebbe cambiata. Olga ormai prossima agli esami di stato non avrebbe avuto tempo per distrarsi dagli studi. Davide sarebbe ritornato a Milano dopo una lunga e forzata vacanza a casa e Bianca di lì a poco sarebbe partita per Berlino. Era una bell’occasione per stare tutti insieme ancora una volta prima che i relativi impegni lo avrebbero impedito.
Arrivarono prima del pranzo in un agriturismo molto ben attrezzato. La piccola Briciola scorrazzava libera nei prati. La giornata era bellissima. C’era una tiepida brezza. Presero posto a tavola e Luca e Tommy fecero notare che c’era un posto apparecchiato ma vuoto e annunciarono che si sarebbero allontanati un momento per andare all’ingresso a prendere un’ospite che si sarebbe aggiunto tavola. Si guardarono tutti. Chi era? Loro però nonostante le insistenze tacquero e si allontanarono.
-----------------------------
Tornarono dopo poco in compagnia di una signora, che Davide riconobbe. Era Teresa.
Avanzavano tutti e tre abbracciati, visibilmente felici e con passo spedito. Arrivati, Luca disse – “Iolanda, ragazzi, questa è una giornata particolare. E’ da molto tempo che desideravo presentarvi questa persona. Davide ha avuto già modo di parlarle e oggi sono lieto di farla conoscere a tutti voi. Siete ormai al conoscenza della mia storia. Teresa è mia sorella e mi auguro che anche voi le vogliate bene come già gliene voglio io.”- Iolanda l’abbracciò commossa e le disse– “ sei la ben venuta nella nostra famiglia”-
Anche Olga e Davide vollero esternarle la propria simpatia con un abbraccio. Lei era visibilmente emozionata e si accomodò accanto a Luca.
Bianca e Luciana partecipavano alla loro gioia ma ancora aspettavano la sorpresa che il marito aveva in serbo per loro. Come se le avesse letto nel pensiero Luca disse
– “ Tommy Credo che anche tu debba dire qualcosa alle nostre famiglie”- Lui si alzò e volle accanto sua moglie.
-“ Tesoro, le disse, ti avevo promesso una sorpresa che avrebbe lasciato te e Bianca senza fiato. E’ arrivato il momento che attendevate e invito anche Iolanda e i suoi figli ad ascoltare quanto vi devo dire. Luca poco fa ci ha presentato Teresa, una sorella inaspettata e insospettata, io ora vi presenterò un fratello.”- Si accorse che lo guardavamo increduli e Bianca sorridendo disse – “ è uno scherzo….vero papà?” – allora lui subito precisò -“ No, amore mio, la vita alle volte è imprevedibile ed anche per me è stata una sorpresa grande, ma inconfutabile. Con il tempo ricostruiremo la nostra storia ma intanto desidero che tu e mamma diate un bacio a questa persona che entra a far parte ufficialmente della nostra famiglia.”-
Bianca ed Luciana si guardarono ancora senza capire, dover’era questo fratello? Luca andò loro accanto e disse sottovoce –“ Cognata, mi dai un bacio?”-
-“LUCA?”- Era esterrefatta e si sedette a peso morto sulla sedia. Iolanda sorrise ed esclamò –“ Ecco perché non volesti dire di più”- poi andò ad abbracciare Tommy.
Luca a quel punto raccontò a tutti il suo incontro con Teresa e poi con l’anziana madre, la ricerca di quel fratello di cui aveva parlato suo padre nella lettera inviata all’amata Rosa e le peripezie per rintracciarlo tramite ricerche al Comune e ricorrendo anche ad un tam- tam su facebook .
Aveva deciso di provare tutto pur di riuscire finalmente a realizzare il sogno che li avrebbe visti tutti e tre uniti.
E ancora, ancora tanto impegno e anche un pizzico di fortuna. Una volta che aveva individuato il suo indirizzo, capitò la coincidenza di dover cambiare casa e quando constatò la disponibilità, decisamente casuale, di un appartamento nel palazzo in cui abitava suo fratello, addirittura attiguo al suo, capì che non stava lavorando da solo ma forse qualcuno dal cielo lo stava aiutando.
Dopo tanto lavoro ora si godeva la gioia di quella grande famiglia allargata ed il pensiero andò a Rosa e a Lorenzo. Al loro amore adolescenziale e sincero. Forse dal cielo stavano sorridendo felici.
Nessuno dimenticò mai quel pranzo in una calda giornata estiva e Luciana spesso ritornò con la mente al giorno in cui Cosimo le aveva annunciato l’arrivo di una vicina un po’ strana. A quel tempo non poteva immaginare quanto sarebbe stata importante nella sua vita quell' eccentrica signora e come i loro destini fossero già di fatto incrociati.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
