sabato 30 luglio 2011

- LAURA

La campana della chiesetta di San Mommè suonò a festa. Era un caldo pomeriggio d’agosto. Luca ed io eravamo appena diventati marito e moglie. C’eravamo conosciuti cinque anni addietro ed era scattato il classico colpo di fulmine. Io giovane insegnante di Storia dell’arte in un liceo di Pistoia, lui mio coetaneo, aveva uno studio di progettazione in società con due colleghi architetti. C’incontrammo un giorno a Firenze. Accompagnavo i miei alunni in gita scolastica e Luca camminava spedito in Piazza Duomo, quando fu letteralmente travolto da un’orda di giovani festanti. Imbarazzata, mi avvicinai per scusarmi per l’irruenza dei miei ragazzi e lui  di rimando:-" Dovrei ringraziarli, non avevo mai visto degli occhi azzurri così grandi e profondi"- ed aggiunse -“mi permette di offrirle un caffè?”- accettai, un po’ intimidita ma fortemente attratta da lui. Capimmo subito che non ci saremmo più persi di vista. Nacque presto tra noi un tale rapporto d’amore e di passione profonda che subito decidemmo di andare a convivere in una piccola mansarda dalla cui finestra pareva si potesse toccare il cielo. Eravamo giovani, innamorati ed intenzionati ad avere quanto prima un bambino. Decidemmo che ci saremmo sposati in quella deliziosa chiesetta in montagna alla presenza dei reciproci genitori e di pochi cari amici. Il pranzo di nozze si svolse in un cascinale nei paraggi e fu semplice e agreste.  Indossavo un abitino bianco con dei fiori in vita ed un largo cappello di paglia. Mi sentivo molto carina e Luca mi confessò che, guardandomi, pensava all’enorme fortuna che aveva avuto ad incontrarmi  perché ero  una ragazza  dolce e allegra. Mi sottrasse alla conversazione con un gruppo di amiche e mi condusse nel bel mezzo di un’aia dove un complessino aveva iniziato a suonare e aprimmo le danze tra gli applausi dei presenti.   Stringendoci sentivamo, come dal primo momento che c’eravamo conosciuti, la stessa  forte attrazione fisica. Mi sussurrò all’orecchio una frase maliziosa e mi fece sorridere compiaciuta. Anche io ero perdutamente innamorata di  lui, era per me il miglior ragazzo del mondo. I festeggiamenti si protrassero fino a sera inoltrata, quando visibilmente stanchi ci congedammo dai nostri invitati. Il giorno seguente saremmo partiti per una crociera nel  Mediterraneo. Fu una vacanza breve ed intensa. Trascorremmo piacevoli ore al caldo sole e facemmo romantiche passeggiate sotto un cielo tempestato di stelle. Furono sette giorni da sogno. Il tempo trascorse veloce e presto arrivò il momento del ritorno a casa e con esso la ripresa delle quotidiane occupazioni. Ancora non eravamo rincasati che squillò il cellulare di Luca - “Sono felice di sentirti. Quando puoi passa allo studio, devo parlarti di cose importanti”-. Era Aldo, uno dei suoi colleghi di studio che lo riportava “sulla terra” ricordandogli i progetti da firmare  ed  i  cantieri  da  dover  controllare.  -“ Ok, domani all’alba sarò da te”- rispose, mentre io al mio cellulare conversavo con mia madre che, preoccupata, s’informava di tutto –“Si mamma, abbiamo viaggiato benissimo. Non ho sofferto il mal di mare. Neanche lui. Salutami anche papà. Ci risentiamo con calma” - Ci guardammo un po’ afflitti e sospirando Luca mi disse -“Amore coraggio, si ricomincia….”-  La nostra vita, un po’ alla volta, aveva ripreso i ritmi normali. Insegnavo in una scuola poco distante da casa e spesso mi trattenevo a  redigere i verbali nelle riunioni che il preside indiceva durante l’anno scolastico. Luca, invece era impegnato ad ascoltare clienti sempre più esigenti, progettare e dirigere lavori. La sera però, ci piaceva ricevere gli amici a cena e preparavo deliziosi manicaretti grazie agli insegnamenti della mia adorata nonna Tea che mi aveva insegnato a fare la pasta in casa e confezionare dolci crostate alla frutta. Ci amavamo e tutto pareva funzionare al meglio, fatto salvo quel figlio tanto desiderato che ancora non arrivava. Luca m’invitava a restare calma ma ogni mese, ad una  nuova delusione  cominciavo  a piangere e cadevo in depressione. Dopo qualche tempo iniziammo a peregrinare tra gli studi medici e tentare varie terapie che purtroppo ogni volta si rivelavano inefficaci. Ero sempre più nervosa e provavo invidia ogni qualvolta un’amica mi comunicava di essere in attesa. Non mi sentivo peraltro assolutamente pronta ad affrontare un’eventuale adozione. Ero giovane e non volevo rassegnarmi all’idea di non poter mettere al mondo un figlio. Luca iniziava ad essere insofferente e pur desiderando un bambino quanto me, non sopportava le mie continue lamentele. Un giorno discutemmo animosamente ed io lo tacciai di essere  insensibile  - “Sei crudele”-  gli gridai e lui di rimando sbatté la porta di casa e se ne andò in giro per ore prima di far rientro a casa. Tornato mi trovò a letto che fingevo di dormire e decise di poggiarsi sul divano in salotto. Rimasi sveglia a pensare che quella era la prima notte da quando eravamo sposati che non condividevamo il letto matrimoniale. Avrei voluto chiamarlo per chiedergli scusa, ma non lo feci per non mostrarmi debole e lasciai che lui, presa una copertina si addormentasse in quel modo decisamente scomodo. Le cose purtroppo non migliorarono nei giorni successivi. Io apparivo contrariata e Luca non desiderava far nulla per rabbonirmi. Questa era l’atmosfera tra noi il giorno in cui fui invitata dalla mia amica Carla al vernissage di un pittore suo amico. Accettai volentieri perché Luca avrebbe, come sempre, fatto tardi allo studio.  Mi preparai con calma, prima un bagno rilassante, una maschera ed un trucco accurato, poi una spazzolata ai lunghi capelli biondi e un vestitino corto che mi lasciava in mostra le gambe lunghe e ben tornite. Mi sentivo molto bella e come una ragazzina feci una boccaccia alla foto di Luca che mi guardava sorridendo dalla mensola accanto allo specchio. Peggio per lui, pensai, mi sarei divertita da sola, e risposi al citofono alla mia amica che mi pregava di scendere in fretta. Il traffico in direzione del centro era sostenuto. Carla brontolò perché le seccava arrivare tardi. In realtà non le importava granché della mostra, ma era impaziente di incontrare Marco, l’autore dei quadri, perché le piaceva da impazzire - “Laura, sapessi che bello che è”- mi disse e aggiunse -“sembra un attore, e poi è interessante, carismatico, profondo, intellettuale, maschio...”- -“Basta, basta!”- La interruppi -“ Se continui così finisce che me ne innamoro…Ed io sono una donna sposata! Smettila”- dissi scherzando e lei mi rivolse uno sguardo truce. Arrivammo che la sala era già affollata di ospiti che sorseggiavano spumante e mangiavano panini e pizzette.  Giravamo mostrandoci interessate ai dipinti. Carla si guardò intorno cercando Marco, ma non riusciva a scorgerlo. Improvvisamente si sentì cingere la vita. Era lui - “Grazie per essere venuta. Sei stata gentile, non ci contavo” - le disse.  -“Ma che dici, non ci sarei mancata per nulla al mondo. Sono qui con una mia amica, se mi segui te la presento“- E si diresse verso me. Quando mi fu vicina fece per dire -“Marco, lei è… ma non completò la frase perché ci mettemmo a ridere e lui completò - “Laura, non mi sembra possibile. Dopo tanti anni. Ma sei proprio tu la piccola Laura Betti?”- e disse a Carla -“Ci conosciamo dai tempi del ginnasio. Era mia compagna di classe. Noi ragazzi eravamo tutti innamorati di lei, ma era teutonica e non ci filava per niente. Pensava solo a studiare ed era una delle più brave della classe. Vedo che hai la fede, ti sei sposata?”-  Sorrisi annuendo e lui continuò -“Anch’io l’ho fatto, ma è durata poco, ci siamo separati dopo due anni. Abbiamo capito che non eravamo compatibili, ma siamo rimasti in buoni rapporti per non creare problemi a nostro figlio Dario che ha cinque anni e vive con lei.”- Si avvicinò un signore anziano per complimentarsi con lui e gli disse che sua moglie avrebbe avuto piacere di conoscerlo, Marco allora ci salutò e porgendomi un biglietto da visita disse - “Scusatemi se non posso trattenermi a conversare con voi, ma prendi il mio numero di telefono, ho lo studio poco distante, se passi da queste parti o se ti va di scambiare quattro chiacchiere chiamami, ne sarò felice”- e rivolto a Carla aggiunse -“grazie ancora per la tua presenza, sei stata molto affettuosa.”- Rimaste sole, decidemmo di fare un giro in centro e poi saremmo rientrate a casa. -“Ma guarda come è piccolo il mondo, chi avrebbe mai detto che si trattava di Marco Laurini. Ricordo che già da allora si dilettava a disegnare, ma mai avrei pensato che sarebbe diventata la sua professione”- dissi e Carla di rimando-“ Già da ragazzo era così prestante? Sai quante ragazzine aveva  intorno”-
-“Si, era un bel ragazzo, ma non ci ho mai fatto eccessivo caso. Come ti ha detto anche lui, avevo occhi solo per la grammatica greca e latina,  a quei tempi ero una ”secchiona”- le risposi e presi il cellulare per chiamare Luca. Il telefono squillò a lungo e poi lui rispose -“Ah, sei tu? Sono appena rientrato. Dove stai?”- gli disse che Carla mi stava riaccompagnando a casa e che se aveva appetito la cena era nel forno. Lo salutai e chiusi la conversazione. I giorni a seguire trascorsero tranquilli, pareva che stessimo ritrovando un’armonia di coppia e mi sentivo più serena. Un pomeriggio che ero sola in casa stavo sistemando l’armadio e nel riordinare una borsa mi capitò tra le mani il biglietto da visita di Marco. Restai a guardarlo e pensai che mi sarebbe piaciuto fargli una telefonata, ma non sapevo se era il caso. Infondo c’eravamo incontrati casualmente e forse lui l’aveva già dimenticato. Lo riposi tra le pagine della mia agenda ma ogni tanto mi veniva la tentazione di riprenderlo. Un giorno mi trovai casualmente a passare sotto lo studio di Marco, pioveva a dirotto e pensai di chiamarlo per chiedergli se potevo ripararmi da lui finché non fosse spiovuto, ma mi mancò il coraggio. Questa titubanza durò qualche tempo, poi mi convinsi che in fin dei conti non ci sarebbe stato nulla di male in un’innocente telefonata ad un vecchio compagno di classe e composi il numero scritto sul biglietto. Il telefono squillò a lungo e non ricevendo risposta pensai che non fosse in casa ma mentre stavo per riagganciare  sentii la voce di  Marco - “Pronto... chi parla?”-Reastai un attimo in silenzio poi dissi -“Ciao, sono Laura, ci siamo rivisti qualche tempo fa all’inaugurazione della tua mostra, ricordi? Ho trovato nella borsa il tuo biglietto da visita ed ho pensato di farti una telefonata”-
 -“Hai fatto benissimo, sono molto contento di sentirti”- mi rispose e rimanemmo a chiacchierare a lungo del comune amore per l’arte. -“Perché non fai un salto da me, avrei piacere che vedessi il mio studio. Ho una quantità di testi  che  ti interesserebbero e poi potresti vedere il luogo dove lavoro.”- rimasi ad ascoltare in silenzio poi dissi, mentendo -“Ti ringrazio, ma proprio oggi non posso, ho un appuntamento con mio marito per delle commissioni. Sarà per una prossima volta”-
 -“Ok, ma promettimi almeno che domani ci vedremo per un aperitivo. Ci siamo ritrovati dopo tanti anni ed ho molta voglia di parlare con te”- replicò Marco. Acconsentii e decidemmo che sarebbe passato a prendermi a scuola dove ero impegnata in una riunione interclasse. L’indomani mi sentivo stranamente agitata. Rivedere Marco mi metteva ansia, e tra l’altro non avevo raccontato nulla a Luca e questo mi faceva sentire a disagio come una bimba che ruba la marmellata. Per l’occasione avevo raccolto i capelli ed indossato un completo pantaloni molto sobrio. Ci incontrammo all’uscita, lui era già lì che mi attendeva. Salii in macchina e ci salutammo con un bacio sulla guancia. Decidemmo di andare e fare un giro a Montecatini e di sederci in un bar per poter parlare tranquillamente. Scherzammo ricordando i tempi di scuola e i compagni di classe, poi lui mi raccontò del suo matrimonio e della separazione. Mi parlò di suo figlio che era un bimbo bello ed intelligente, lo amava tantissimo, ma non era stato sufficiente a mantenere unita la coppia. Anch’io gli dissi dell’incontro con Luca e del nostro matrimonio che sembrava funzionare, anche se negli ultimi tempi avevo dovuto registrare qualche momento di crisi. Parlammo a lungo piacevolmente ed ero affascinata della sua personalità e da quel carisma che aveva conquistato anche Carla. Ci furono poi altri incontri, fatti di piacevoli conversazioni e divertenti scherzi, fino al giorno in cui mentre in macchina lui mi riaccompagnava,  pose la  sua  mano sulla mia e me la strinse. Lo guardai con sguardo interrogativo, mentre lui fermò l’auto e delicatamente mi dette un bacio sfiorandomi le labbra. Ero imbarazzata. Marco mi piaceva molto. Avevo trovato in lui quella tenerezza e quel modo affabile e scanzonato che mancava a mio marito. Non volevo però tradire la fiducia di Luca e perciò pregai Marco di non farlo più. Lui si scusò, ma sapevamo entrambi che la cosa non sarebbe finita lì. Provammo a non sentirci, ma inevitabilmente ci rivedemmo ed il nostro rapporto divenne sempre più assiduo fino al giorno in cui, profondamente in crisi decisi di essere sincera e dissi a mio marito che stavo frequentando una persona, che ero molto confusa e  per questo motivo desideravo restare un po’ da sola. -“Mi trasferirò da Carla a Pisa”- gli dissi. Pure in quella circostanza Luca mantenne la sua proverbiale freddezza e senza scomporsi rispose solo che gli sembrava la soluzione migliore. D’altro canto, se anche avesse fatto scenate, mi conosceva abbastanza per sapere che non sarebbe riuscito a trattenermi. Capivo che soffriva profondamente, ma mi avrebbe ugualmente lasciata libera di andare. Con il passare dei mesi ci convincemmo che ormai le nostre strade si erano definitivamente separate ed entrambi decidemmo per una civile separazione. Avviammo perciò le procedure nominando un avvocato. Qualche tempo dopo Luca mi telefonò per comunicarmi la data in cui ci saremmo dovuti incontrare per le pratiche di prassi, allo studio del nostro legale. L’idea di rivedersi dopo tanto tempo ci provocò una forte emozione, ma riuscimmo a mascherare la tensione e il giorno stabilito sistemammo le faccende legali. Quando tutto fu finito lui m’invitò a bere qualcosa ed io accettai volentieri. Andammo a sederci in una saletta da the nei paraggi. Eravamo tesi e con un po’ di batticuore. Ordinammo due tisane e le bevemmo senza quasi guardarci negli occhi, poi gli chiesi scusa e mi allontanai un momento per andare alla toilette, avevo bisogno di sciacquare il viso e recuperare la calma. Mentre uscivo dal bagno, mi trovai Luca davanti, così vicino che sentimmo, come il giorno in cui ci eravamo incontrati, una fortissima attrazione. Finimmo per fare l’amore in un bagno del bar, con una passione che non ricordavamo. La cosa si ripeté anche quando qualche tempo dopo, una mattina bussò alla porta mio marito e facemmo l’amore sul pavimento dell’ingresso. Luca non mi chiese di ritornare con lui, né io glielo proposi, ma c’incontrammo ancora in un piccolo albergo ad ore e ogni volta sentivo di amarlo. Ormai n’ero certa  e  grande fu la mia sorpresa, quando mi accorsi che a seguito di quegli incontri “clandestini” con mio marito ero inaspettatamente rimasta incinta. Non stavo nella pelle dalla gioia e pensai che tutto quello che era accaduto non poteva essere  frutto del caso. Il destino aveva giocato un ruolo determinante nel farci incontrare e separare per poi riunirci. Desideravo comunicare a Luca l’incredibile notizia, presi la cornetta del telefono e cominciai a formare il numero,  ma mi trattenni. Poggiai teneramente una mano sulla pancia e sorrisi. Avrei atteso ancora un po’, volevo essere certa che anche lui desiderava ricostruire la nostra famiglia. Non avevo fretta. Grazie alla mia creatura mi sentivo forte ed ottimista ed oggi a distanza di un anno, mentre scrivo queste ultime righe sento la campana della chiesetta di San Mommè che suona a festa. Luca ed io celebriamo il battesimo del nostro piccolo Angelo. Siamo felici e convinti che non ci lasceremo mai più perché il destino ci ha voluto insieme per sempre.                                                            
                                                                                                         









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